di Pamela Menichelli – Giunge dalla Tate di Londra al Chiostro del Bramante Turner, il “maestro della luce”, con una raccolta di circa 92 opere: acquerelli, studi, album e olii, esposti la prima volta in Italia e provenienti da una collezione privata dell’artista.
Suddiviso in sei sezioni, il percorso della mostra, curata da David Blayney Brown ed intitolata “Turner: opere dalla Tate”, si trasforma in un vero e proprio viaggio suggestivo in cui protagonista è la luce che guida lo spettatore alla scoperta della pittura dell’artista in tutte le sue fasi.
Nelle stanze del Chiostro del Bramante le opere di Turner rivivono nei ricordi dei suoi viaggi, emozioni, luoghi visitati durante i soggiorni all’estero. Si parte dai primi lavori definiti più paesaggistici per arrivare alla eccessiva “vaghezza” dei lavori della fase finale. La genialità dell’artista in effetti sta proprio nelle sue pitture di paesaggio legato al concetto di sublime. Filo conduttore dell’esposizione è insieme alla luce infatti anche la Natura nella sua espressione più totale. La quiete della laguna di Venezia, tempeste e naufragi, il mare calmo con i resti di un relitto offuscato nella nebbia ed appena percepito, montagne avvolte da nubi che preannunciano un temporale imminente, sono alcuni elementi ricorrenti nelle opere del pittore.
Grandi pennellate abbozzate, solo accennate con cui il mare e il cielo, o la terra e cielo si fondono in modo dinamico e unico danno vita ad una pittura in continuo mutamento così come è la natura e mutevole come l’animo dello spettatore che la osserva. Acquerelli in continuo divenire di sentimenti e situazioni, a seconda del contesto in cui sono stati vissuti e poi creati suscitano così in colui che guarda un avvicendarsi di sentimenti. Turner, da sempre affascinato dalla questione cromatica, affermava che le opere dovevano “parlare” al pubblico unicamente attraverso i colori. Le sue sperimentazioni libere e innovative gli permisero di creare atmosfere sognanti come ad esempio ritroviamo in modo ricorrente negli acquerelli dedicati alla laguna di Venezia, i quali creano un’indeterminatezza che contraddistingue unicamente il suo stile.
Nel percorso della mostra emerge chiaramente come nell’excursus della produzione delle opere del pittore, grande impatto ebbe la lunga serie di viaggi formativi che diventarono la sua persistente abitudine. Tra le mete visitate alla fine del 1700: il Galles, le Midlands, l’isola di Wight, l’Inghilterra del Nord, Bristol, e Lancashire. Nel 1801 toccò alla Scozia, e nel 1802 visitò per la prima volta il Continente: Francia, Belgio, Lussemburgo e Germania.
Definito come il “padre dell’arte moderna, le sue opere d’arte considerano soprattutto l’aspetto emotivo del colore, assumendo varie sfumature che spaziano dal romantico, all’ impressionista fino ad arrivare al pre-espressionista. Con la sua pittura ha infatti influenzato più di una generazione di artisti, tra cui: Claude Monet, Vincent Van Gogh, Edgar Degas, Mark Rothko, James Turrell e Olafur Eliasson.
Turner era un uomo assai colto, ed era al corrente delle varie ricerche di cromatica che, succedendosi sin dai tempi di Isaac Newton, culminarono nella Teoria dei colori del poeta tedesco Goethe, opera letteraria tradotta in inglese nel 1840. Goethe, in particolare, sosteneva che non è la luce a scaturire dai colori, bensì il contrario. Nello specifico, stando alla dottrina goethiana, i colori primari sono fenomeni generati dall’interazione tra la luce e le tenebre; secondo tale tesi, dunque, il colore esiste solamente in funzione della luce.