LA STORIA DI ALBEROBELLO – Alberobello è l’unico paese al mondo nato e cresciuto come un paese di trulli. Esso nasce tra il ‘400 ed il ‘500 ad opera di alcuni contadini mandati sul luogo dai Conti di Conversano, all’epoca proprietari del territorio. La legge vigente, a quei tempi, nel Regno di Napoli, in particolare la Prammatica de Baronibus, sottoponeva ogni nuovo insediamento urbano ad un’autorizzazione regia, che si otteneva previo pagamento dei tributi dovuti.
Per evitare il balzello, i Conti di Conversano imposero ai contadini, mandati a colonizzare quello che allora era un bosco di querce, di costruire solo costruzioni precarie, che non avessero i caratteri della stabilità delle dimore ordinarie. Di qui i trulli, costruiti in pietra a secco, per facilitarne la demolizione, in modo tale che in caso di ispezione regia non si scorgessero i tratti di un insediamento urbano, evidentemente abusivo. Questa storia di precarietà si è trasformata gradualmente in una storia di civiltà, la civiltà della pietra a secco.
Nel 1797 poi, un gruppo di coraggiosi Alberobellesi, stanco della precaria condizione, si recò a Taranto per chiedere ausilio al re Ferdinando IV di Borbone che inviò il Decreto con il quale questo piccolo villaggio divenne libero da ogni richiesta tributaria.
I TRULLI – I trulli sono costruiti direttamente sulla roccia, senza fondamenta, con blocchi di pietra rozzamente lavorati appoggiati l’uno sull’altro, senza calce a fissarli tra loro e poi coperti da una struttura conica di piccole lastre di pietra calcarea grigia (chianchiarelle, in gergo locale). Apparentemente simili tra loro, in realtà differiscono sia per il disegno della pianta, che spesso presenta nicchie con diverse funzioni, sia per i semplici motivi dipinti sulle chianche, sia per la forma dei comignoli e dei pinnacoli.
La particolarità di Alberobello deriva non tanto dalla presenza di queste creazioni, diffuse in diverse località della Puglia, quanto dal fatto che esse, lungi dall’essere, come altrove, ricoveri per animali o attrezzi, siano state le abitazioni delle prime popolazioni autoctone, messe insieme una accanto all’altra.
I trulli, così come ha riconosciuto il Centro del Patrimonio Mondiale nel 1996, quando i Trulli di Alberobello furono iscritti alla World Heritage List, “sono un esempio straordinario della capacità di adattamento dell’uomo e una testimonianza di quanto le incredibili risorse dell’ingegno e la voglia di vivere di ogni essere possono produrre. In un progetto di insediamento umano su di un territorio in cui era vietato costruire, se non in maniera precaria, ed in cui l’unico materiale abbondante per costruire era la pietra, i trulli sono stati la soluzione individuata dai primi contadini venuti a colonizzare l’antica Selva.”
La comunità alberobellese si è adattata ad un ambiente difficile, è cresciuta tra mille difficoltà, a cominciare da quelle di ordine igienico e sanitario, ma, come ha descritto in maniera impareggiabile Tommaso Fiore nel suo “Un popolo di Formiche”, ha saputo resistere fino a trasformare la sua debolezza nella sua forza e a conquistare il diritto di entrare nella Lista del Patrimonio Mondiale per l’unicità e la bellezza della sua storia.
Sono i rioni Monti e Aia Piccola, che insieme al Trullo Sovrano, a Casa D’Amore e a Casa Pezzolla costituiscono il perimetro del sito genericamente indicato con il nome di “Trulli di Alberobello”.
Il paesaggio agrario è caratterizzato da una folta vegetazione di mandorli ed ulivi tipica del terreno carsico mentre, dalle rocce calcaree stratificate, viene estratto il materiale utilizzato per la copertura dei trulli. Le dimore a trullo infatti sono dominate dall’uso esterno della pietra a sfoglie, le “chiancole” che rivestono il cono e creano il meraviglioso centro urbano, unico al mondo, che oggi tutti vengono ad ammirare.