Si è tenuto ieri a Mantova l’incontro sul tema “SITO UNESCO E SISTEMA DI GESTIONE – Attivazione e consolidamento di partenariati misti (pubblico, privato, terzo settore e privato sociale) per la gestione integrata e la conservazione attiva del patrimonio monumentale e ambientale del Sito”, inserito nel programma delle celebrazione del decennale della nomia del Sito UNESCO di Mantova e Sabbioneta.
Paola Nobis, Assessore all’UNESCO del Comune di Mantova, ha spiegato che l’incontro afferisce al percorso di Stakeholder Consultation (percorso di consultazione e partecipazione) per l’Aggiornamento del nuovo Piano di Gestione del sito UNESCO, e vuole approfondire e contestualizzare anche a livello territoriale l’emersione innanzitutto dei concetti di gestione integrata e conservazione attiva del sito, attraverso l’attivazione di una governance composta da partenariati pubblici e privati, possibili ambiti di lavoro per l’approfondimento di temi chiave sui quali sviluppare azioni di tutela valorizzazione e promozione del patrimonio del sito.
Paola Falini, direttore scientifico del progetto “Aggiornamento del Piano di gestione del Sito UNESCO Mantova e Sabbioneta” ha spiegato che “Il riconoscimento di Patrimonio dell’Umanità è insieme privilegio e responsabilità per le città di Mantova e Sabbioneta. Per mantenere l’iscrizione nella Lista del Patrimonio Mondiale, l’UNESCO richiede la formulazione di un Piano di Gestione le cui finalità sono quelle di garantire nel tempo la tutela e la conservazione alle future generazioni dei motivi di eccezionalità che hanno consentito il riconoscimento. Per Mantova e Sabbioneta occorre oggi aggiornare il Piano di Gestione del Sito -risalente al 2006-, attraverso un confronto con la cittadinanza e con i vari stakeholder che a vario titolo operano sul territorio, per concorrere anche a determinare le linee guida per uno sviluppo economico sostenibile”.
Per il MiBACT ha partecipato l’Architetto Carla Di Francesco, Segretario Generale del Ministero, che ha relazionato sulla legge 77/06 circa i piani di gestione dei siti UNESCO e i recenti sviluppi che sono frutto, nell’attuale formulazione, delle modifiche apportate con la L.44/2017. Il Segretario Generale ha ribadito che i Siti e gli Elementi iscritti nelle rispettive Liste previste dalle due Convenzioni UNESCO, per la loro unicità, sono punti di eccellenza del Patrimonio culturale, paesaggistico e naturale italiano, nonché elementi fondanti della rappresentazione del nostro Paese a livello internazionale. La Legge ha anche riconosciuto formalmente i Piani di gestione e i Piani di salvaguardia, richiesti dall’UNESCO, quali strumenti atti ad “assicurare la conservazione rispettivamente dei Siti e degli Elementi italiani UNESCO e a creare le condizioni per la loro valorizzazione”. Dal 2008, anno dell’emanazione del primo Decreto Ministeriale, sono stati finanziati 316 progetti, per un totale di € 25.434.706,24 che, stante il testo di legge vigente fino 21 aprile 2017 – data di entrata in vigore della L. 44/2017 – hanno riguardato i soli Siti UNESCO culturali e naturali.
Manuel Roberto Guido, direttore del Servizio II nella Direzione generale Musei del MIBACT ha parlato dei siti UNESCO ed in relazione al Sistema museale nazionale e regionale, spiegando come l’esperienza dei siti UNESCO metta in evidenza che un “marchio di qualità” produce valori nei territori solo se gestito con un modello di governance che preveda la partecipazione attiva dei soggetti locali pubblici e privati con un impegno costante nel tempo. Questi siti, laddove pertinente, forti del loro riconoscimento internazionale, hanno tutte le potenzialità per diventare soggetti promotori e trainanti dei sistemi museali territoriali e cittadini. In tale ottica, l’esperienza già condotta a Mantova con il Protocollo d’intesa sottoscritto il 4 dicembre 2006, costituisce un punto di partenza significativo.
La responsabile della Promozione Siti UNESCO, Patrimonio archeologico e Itinerari culturali Regione Lombardia, Monica Abbiati, ha raccontato degli interventi regionali per il Patrimonio UNESCO della Lombardia. “Negli ultimi dieci anni l’incremento del numero di siti Lombardi riconosciuti patrimonio dell’umanità e la diffusione dei siti seriali hanno evidenziato la centralità e rilevanza del tema della loro gestione.- ha spiegato la Abbiati- L’intervento regionale, dapprima prevalentemente orientato ad accompagnare il percorso a sostegno delle candidature, deve ora indirizzarsi verso la costruzione di modelli che coniughino partecipazione e assunzione di responsabilità. Il percorso avviato, in collaborazione con il tavolo regionale di coordinamento dei siti lombardi, ha sinora visto la realizzazione di una prima ricerca sul tema, finanziata dalla Regione e commissionata dal sito Valle Camonica, i cui risultati ora pubblicati sono alla base del lavoro di approfondimento che verrà impostato nei prossimi mesi.”
Gabriele Barucca, Soprintendente archeologia belle arti e paesaggio per le province di Cremona, Lodi e Mantova ha relazionato in merito allo stato di conservazione di edifici singoli nella struttura urbana stratificata di Mantova e Sabbioneta. “L’UNESCO richiede di garantire nel tempo la tutela e la conservazione del patrimonio, per mantenere vivi i motivi di eccezionalità che ne hanno consentito il riconoscimento come Patrimonio Mondiale. – ha spiegato –
Nel caso del sito “Mantova e Sabbioneta”, le due città offrono “una testimonianza eccezionale di realizzazione urbana, architettonica e artistica del Rinascimento, collegate tra loro attraverso le idee e le ambizioni della famiglia regnante, i Gonzaga”. Si tratta dunque di preservare due straordinari centri storici cittadini, impreziositi da edifici singoli di uso pubblico, civile e religioso, in rapporto dialettico con le rispettive strutture urbane, testimonianza della complessità delle diverse stratificazioni storiche e quadro dei vari interventi successivi. Tutti gli edifici monumentali d’interesse si trovano oggi in condizioni disomogenee di conservazione. Questo necessariamente comporta di affrontare uno dei temi fondamentali con i quali la società italiana odierna è chiamata a confrontarsi, vale a dire “recuperare” lo straordinario patrimonio di immobili storici che costituiscono la preziosa eredità della nostra storia, ovvero reimmettere monumenti e manufatti nell’ambito della vita collettiva, restituendoli ai cittadini, sottraendoli così al progressivo e naturale degrado, spesso interrompendo colpevoli devastazioni.”
Peter Assmann, Direttore del Complesso Museale di Palazzo Ducale di Mantova, ha raccontato del patrimonio e delle strategie di valorizzazione del complesso museale Palazzo Ducale di Mantova in un Sito UNESCO, lì dove il Palazzo Ducale di Mantova costituisce una parte consistente del nucleo storico-architettonico del sito UNESCO “Mantova Sabbioneta”. “Per questo valorizzarlo in quanto tale vuol dire dare un significato universale e collettivo alla storia e alla bellezza artistica di questo patrimonio. In relazione alle potenzialità di sviluppo delle strategie di valorizzazione del complesso museale saranno illustrati i diversi progetti in essere ai fini della promozione della straordinaria eredità culturale offerta dalla residenza dei Gonzaga, con le sue mille e più stanze, piazze, giardini e cortili.”
Della gestione del patrimonio come qualità sociale: accessi, costruzione di competenze, partecipazione politica ha invece parlato Stefano Baia Curioni, Presidente del Centro Internazionale di Palazzo Te, spiegando che il problema sempre più evidente del cosiddetto “non consumo” culturale, in cui si riscontrano aree di rifiuto di un’offerta riconosciuta come istituzionale o non rispondente ai bisogni effettivi delle comunità, porta alla luce chiaramente la necessità di un passaggio dalla “politica culturale”, dedicata al potenziamento dell’offerta e della fruizione specifica di cultura, alla “politica a base culturale” in cui l’attenzione alla diffusione, all’inclusione e alla capacitazione diventa la base delle politiche urbane. “Non si tratta infatti semplicemente di motivare all’accesso di produzioni culturali tradizionali, ma di operare una trasformazione decisiva delle istituzioni culturali e della loro capacità di ascolto. – ha detto Baia Curioni – Musei, teatri e sistemi di gestione del patrimonio hanno così la necessità di rivedere non solo il loro posizionamento, ma anche i loro sistemi di competenze e i loro rapporti con i portatori di interessi pubblici e privati – compresi i sistemi di valutazione.”
Marco Valle, Project Manager di SiTI Istituto Superiore sui Sistemi Territoriali, ha spiegato di come si passa dal piano di gestione al sistema di governance, illustrando la valenza del piano di gestione per i siti UNESCO, a partire da alcuni casi applicativi concreti. Tramite esempi virtuosi sviluppati in ambito nazionale, verranno presentati punti di forza e di debolezza di tale strumento, legati, ad esempio, all’innesco di processi partecipativi, allo sviluppo di progettualità strategiche, all’individuazione di un adeguato sistema di governance, portando ad esempio i risultati di un’indagine svolta a livello italiano sulle forme di gestione attualmente in uso nei siti UNESCO.
Carlo Francini, Site Manager del Comune di Firenze e coordinatore scientifico dell’Associazione dei Siti UNESCO, raccontato dell’esperienza di Firenze maturata con il laboratorio congiunto Heritage CityLab per la ricerca applicata alla gestione del sito Centro Storico di Firenze Patrimonio Mondiale. “Dal 2015 è attivo il laboratorio congiunto Heritage CityLab tra Comune di Firenze e Università di Firenze, coordinato dall’ufficio UNESCO della municipalità e dal dipartimento di Architettura dell’Ateneo fiorentino ma aperto a tutti gli altri dipartimenti.- ha spiegato Francini – Già dal 2007 sono state attivate convenzioni di ricerca con l’Università di Firenze sui temi legati alla gestione del sito Centro Storico di Firenze Patrimonio Mondiale e l’idea di costituire il laboratorio nasce dall’esigenza di garantire continuità e maggiore efficacia e coordinamento per la ricerca applicata. Obbiettivo principale del laboratorio è la definizione di piani, azioni e progetti per lo sviluppo sostenibile della città, in particolare con riferimento al Piano di Gestione, ai fini della promozione della ricerca, conoscenza, tutela, valorizzazione e gestione sostenibile del Centro storico di Firenze. In particolare si vuole dare concretezza a una progettazione concertata di linee guida e progetti comuni d’azione da inserire nel Piano di Gestione, anche attraverso un coordinamento volto a finalizzare le attività del laboratorio al Piano di Gestione con l’obbiettivo di implementare i quadri conoscitivi e i progetti strategici per la valorizzazione del Centro Storico di Firenze mantenendo Eccezionale Valore Universale riconosciuto dal Patrimonio Mondiale nel 1982.”
Fonte: Mantova e Sabbioneta Patrimonio Mondiale