Sardegna: allarme posti di lavoroSardegna: allarme posti di lavoro

I musei e i siti archeologici della Sardegna sono a rischio chiusura, così come a rischio ci sono 920 posti di lavoro (600 nei musei archeologici e 320 nelle biblioteche). Senza un’ulteriore iniezione di risorse da parte della Regione, dal prossimo mese di settembre Tharros, Cabras, così come tanti altri luoghi simbolo dell’isola, potrebbero non essere più visitabili.

E’ quanto denunciano le 30 cooperative e società giovanili che si sono riunite in assemblea a Cagliari sotto l’ala dell’associazione Agci e del Comitato “Nessuno a casa”, per discutere della situazione e lanciare un appello alla Giunta Pigliaru prima che si arrivi allo stop ai 53 progetti comunali. Gli operatori sollecitano anche una legge quadro del settore che istituisca un coordinamento delle attività – oggi lasciato alle singole realtà comunali – e superi le attuali criticità delle vecchie normative risalenti agli anni Ottanta (11/1988 e 28/1984).

Occorre inoltre disciplinare le attività collaterali e mettere a sistema i percorsi e la segnaletica informativa. “Ogni anno è la stessa storia e ci ritroviamo a discutere delle risorse – spiega il presidente dell’associazione, Sergio Cardia -. Nel 2013 c’era stata la proroga per tre anni in attesa che la Regione approvasse una legge quadro, oggi, a sei mesi da quella scadenza, nulla si è mosso. In più – osserva – nella Finanziaria 2015 sono stati stanziati per i musei archeologici 14.150.000 euro e solo dopo e molte polemiche sono stati aggiunti altri 2.300.000, mentre per le biblioteche 8,5 mln con un taglio postumo di 600 mila euro.

Quest’anno – sottolinea Cardia – mancano all’appello 2,6 milioni e l’assessorato della Cultura ha scritto ai Comuni dicendo di poter garantire solo l’85% delle spese e rispetto alla norma del Bilancio che prevedeva una copertura fino al 90%. Chi metterà il 15% che manca? I Comuni che hanno i bilanci in rosso o i lavoratori che dovranno rinunciare ad una parte dei loro stipendi?

Pigliaru – conclude – aveva preso un impegno a novembre 2015 e noi con senso di responsabilità continuiamo a lavorare questa estate per garantire il servizio a residenti e turisti, ma a settembre si dovranno tirare le somme”. Nel frattempo il comitato “Nessuno a casa” chiede al Consiglio regionale la stabilizzazione degli operatori per ridare slancio al settore e “per evitare che dall’1 gennaio 2017 i lavoratori perdano il proprio posto di lavoro”. Già lo scorso anno questi operatori – peraltro formati dalla stessa Regione – hanno perso due mesi di salario, denuncia il comitato.

Fonte: ANSA.it