Lo studio e la ricerca sono centrali nelle politiche di preservazione dei paesaggi culturali: proprio nell’ottica della valorizzazione e della salvaguardia del Paesaggio collinare vitato, che costituisce l’elemento fondante del sito UNESCO dei Paesaggi Vitivinicoli, è stato condotto un importante ricerca i cui risultati sono stati pubblicati a fine maggio.
Parliamo del “Progetto lotta alla flavescenza dorata”, frutto di un intenso ed appassionato studio e di una capillare ricerca sul campo, durato quattro anni e portato a compimento grazie alla sinergica collaborazione tra il Comune di Rosignano Monferrato e la Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria.
I suoi risultati e le sue possibili pratiche applicazioni vengono proprio in queste settimane portate all’attenzione dei viticoltori del territorio delle Province di Alessandria ed Asti in particolare, grazie all’impegno delle tre principali Associazioni di categoria del mondo agricolo, che hanno concretamente preso parte al Progetto.
La Flavescenza – e con essa alcune altre malattie della vite – rappresenta per la viticoltura piemontese e più in generale per l’economia di questi nostri Territori, una serissima emergenza, una vera e propria “pestilenza” che sta arrecando danni rilevantissimi nell’immediato ed in prospettiva. Da molti anni se ne parla, si tenta di dare risposte amministrative e soluzioni tecniche al problema, che rischia di compromettere la millenaria vocazione vitivinicola di vaste zone ed ora anche la ripresa socio economica dei nostri luoghi che, sugli ottimi Vini e sul Paesaggio Vitivinicolo, puntano imprescindibilmente come leve di assoluta eccellenza
La Flavescenza Dorata è una malattia epidemica che attacca la vite. L’agente infettivo è un fitoplasma: un microorganismo privo di parete cellulare, molto simile ai batteri. Non si trasmette né con i tagli di potatura né attraverso residui lasciati nel terreno. La malattia viene, invece, trasmessa da un insetto, Scaphoideus titanus, considerato infatti l’unico vettore della malattia.
Il lavoro, svoltosi nell’arco di quattro anni, ha visto impegnati i tecnici Dario Aceto (consigliere comunale in Rosignano Monferrato e promotore del Progetto), Alberto Pansecchi (Coldiretti), Fabrizio Bullano (Confederazione Italiana Agricoltori – CIA), Marco Visca (Confagricoltura), Gisella Margara. (Provincia di Alessandria). Gli obiettivi della ricerca sono stati essenzialmente due: andare a definire con la massima certezza di quale patologia fitoplasmatica soffrano i vigneti presi in considerazione: se di Flavescenza Dorata e/o di Legno Nero; valutare la possibilità di addivenire ad un risanamento delle piante medesime, attraverso l’eliminazione sistematica delle parti di vegetazione mostranti sintomi di giallume – senza dover ricorrere alla eradicazione completa delle piante malate, come da Decreto di lotta obbligatoria .
Dai risultati ottenuti, si rileva che non è stata riscontrata presenza di fitoplasma responsabile del Legno Nero: questo si traduce nella conferma per i viticoltori circa l’assoluta necessità ed efficacia dell’impiego dei prodotti insetticidi per il contenimento di Scaphoideus titanus, unico insetto vettore di fitoplasmosi davvero da temersi nel nostro areale viticolo. Per quanto riguarda i dati ottenuti al termine della sperimentazione – estate 2017 – secondo i ricercatori sono più che incoraggianti. Tra le piante ripetutamente assoggettate a capitozzatura delle parti verdi infette, è stata riscontrata una mortalità solo più del 32,5%. Ben il 29,5% delle piante trattate ha mostrato una remissione totale dei sintomi (detta recovery), tornando persino a produrre già nell’anno 2017. Nel 20% delle piante prese in esame non si è più rilevata – da analisi di laboratorio – alcuna presenza di RNA del fitoplasma e sono quindi da intendersi completamente risanate dalla patologia.
Fonte: Associazione per il Patrimonio dei Paesaggi Vitivinicoli di Langhe-Roero e Monferrato