Le Villae accolgono FABVLAE, la mostra personale di Petra Feriancová (1977 Bratislava, Slovacchia) nella duplice sede di Villa d’Este e del Santuario di Ercole Vincitore a Tivoli.
“Nuove possibilità creative – ha affermato Andrea Bruciati – maturano nel fertile humus delle Villae, istituto in cui convergono esperienze diverse e che sta costruendo una nuova identità visiva e culturale, radicata nel passato, ma attenta al presente e decisamente proiettata nel futuro. Ho scelto il lavoro di Petra Feriancová per la sua attenzione alla catalogazione e alla memoria individuale che si deposita nell’immaginario collettivo. Tali aspetti risultano coerenti con la stratificazione culturale che connota la natura delle Villae di Tivoli”.
Il progetto è stato realizzato grazie al supporto dello Slovak Arts Council.
Nell’ambito di Level 0 – Art Verona, importante occasione di collaborazione tra musei e artisti contemporanei, il direttore delle Villae, Andrea Bruciati, ha guardato al lavoro dell’artista Petra Feriancová, rappresentata dalla Galleria Gilda Lavia di Roma, per sviluppare un racconto dei siti tiburtini inedito nella poetica e nel vocabolario, eppure coerente con lo spirito dei luoghi.
L’analisi di Villa d’Este e del Santuario di Ercole Vincitore da parte di Petra Feriancová ha infatti origine dall’osservazione delle celebri incisioni di Giovan Battista Piranesi (1720-1778) raffiguranti le rovine tiburtine. In quelle rappresentazioni che con sensibilità preromantica mostrano la decadenza della bellezza antica, l’artista concepisce non scenari post-apocalittici ma immagini di sopravvivenza. Nella visione delle rovine, Petra Feriancová sceglie di concentrarsi non sulla desolazione suggerita dagli animali domestici, vaganti senza il loro pastore, o dal crescere incontrastato della vegetazione tra le mura un tempo vigorose, ma sulla capacità di evoluzione e adattamento della natura e sull’invincibilità della vita rispetto alla singola esistenza. Petra Feriancová conduce il visitatore ad analizzare le convinzioni umane, attraverso l’affascinante dispiegarsi dei fenomeni naturali e l’incessante commistione di scenari naturali e antropici. Forme, immagini e vestigia del passato sono accolti nella piena consapevolezza che il loro significato originario si è da tempo degradato o disintegrato, modificando e riempiendo le cose di significati altri. L’alienazione del significato “originale” produce una nuova versione del mondo, che può essere dischiusa agli altri e “socializzata” sotto forma di epifania o rivelazione senza essere totalmente trasposta in una spiegazione.
Fonte: Villæ – Istituto autonomo Villa Adriana e Villa d’Este