Il complesso dei casoni delle Valli di Comacchio è interessato in questi giorni da un ampio intervento di restauro e riallestimento dei “casoni delle Valli”, cominciato nel 2017 e che sarà portato a termine nel corso della prossima primavera.
I casoni rendono unico il paesaggio del Delta e testimoniano quel forte legame fra uomo e natura, riconosciuto dall’UNESCO come uno dei motivi per riconoscere al Parco del Delta del Po, con le sue peculiarità, il Valore Eccezionale Universale come sito Patrimonio Mondiale, assieme alla città di Ferrara. Si tratta di edifici costruiti nel XVII secolo e destinate alla pesca nel Delta del Po, anche se queste strutture esistevano fin da tempi remoti: gli archeologi e antropologi spiegano infatti che prima del Seicento, quando furono ricostruite in mattoni, i casoni già esistevano ed erano certamente fatto di legno, canna e altre erbe palustri, come del resto gran parte dell’architettura antica in questa zona. Le strutture erano costruite accanto ai passaggi obbligati delle anguille e degli altri pesci, lungo le vie di deflusso delle acque dalle singole valli al mare, dove venivano posti i “lavorieri”, ingegnosi congegni di cattura che vennero perfezionati nei secoli. Inoltre, alcuni casoni erano utilizzati come appostamenti di sorveglianza o di controllo delle chiaviche.
Nei primi decenni successivi alla devoluzione del ducato estense di Ferrara allo Stato Pontificio, il Cardinale Francesco Cennini, legato di Ferrara sotto il pontificato di Urbano VIII (1623-1643), in visita alle Valli di Comacchio, notava che le case erano “formate di cannucce, e poco habili e quelle genti, che fra piogge e venti erano costretti habitarvi, conobbe, che farebbe un gran utile poterle in pietra cangiarle, e farle comode con divisione di stanze, dar luogo a chi vi stava di poterle abitare”. Per questo motivo, e per liberarsi dalle spese continue che le riparazioni dei casoni in canna richiedevano ogni anno, il Legato e il Governatore della Città di Comacchio Arcasio Ricci, decisero di ricostruirli e di demolire il Palazzo estense delle Casette per riutilizzarne il materiale da costruzione.
La tipologia dei casoni varia a seconda della funzione. Il casone di guardia è composto da una cucina e da una camera da letto ed eventualmente da un “portico” cioè un grande atrio. Il casone da pesca, destinato ad abitazione per i vallanti e per le attività amministrative, ha il portico, la cucina comune, con grandi camini, e le stanze che erano abitate, con turni di quindici giorni, dalle diverse figure di lavoratori: caporione, sotto-caporione, scrivano, vallanti, “ragazzi” e “alunni” (si cominciava a lavorare poco dopo gli 11 anni). Nei casoni posti a capo di ognuno dei quattro quartieri risiedevano anche il fattore e il sotto-fattore. Tutti erano forniti di pertinenze: latrine, “cavanne”, per il ricovero delle barche in acqua, “tabarre”, per il ricovero e la manutenzione delle barche e di tutta la strumentazione per la raccolta del pesce dai lavorieri e per la pesca in acque aperte, nonchè per la lavorazione della canna per le sponde e i lavorieri.
Fonte: Comune di Comacchio