Restaurare il sito UNESCO di Palmira, città “strappata” – secondo quanto raccontano le cronache di guerra dal Medio Oriente – alle milizie jihadiste dello Stato Islamico : le notizie di inseguono da giorni e non è chiara la reale fattibilità del progetto.
Maamoun Abdulkarim, responsabile delle Antichità siriane, aveva affermato solo pochi giorni fa che per restaurare i monumenti del sito archeologico, danneggiato dalle milizie jihadiste sarebbero necessari almeno cinque anni di lavori delicati e costosi. Dopo un primo sopralluogo, lo stesso direttore delle antichità siriane aveva detto: “Ci aspettavamo il peggio ma nel complesso è in buono stato. Avremmo potuto perdere completamente Palmira”. Invece, secondo il suo parere, le antichità nella zona sud-occidentale sono quelle meglio sopravvissute alla furia iconoclasta dei jihadisti sunniti: distrutti il grande tempio di Bel, quello di Baal Shamin, le torri funerarie romane, e l’arco di Trionfo, sarebbero quasi intatte l’Agorà, il teatro romano, le mura delle città.
La liberazione di Palmira ha quindi innescato la positività dell’opinione pubblica internazionale, mossa dal segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, che si era immediatamente detto “incoraggiato e felice” per la riconquista di Palmira, mentre dall’Italia Dario Franceschini, aveva subito proposto: “I nostri caschi blu della Cultura sono pronti ad intervenire a tutela del patrimonio culturale minacciato o devastato dal terrorismo internazionale. Se Palmira sarà la prima occasione in cui verremo chiamati lo decideranno l’Unesco e la comunità internazionale, che devono anche stabilire tempi, modalità e coinvolgimento di uno o più paesi. Noi comunque siamo pronti”.
Ad oggi, l’esercito siriano sta procedendo a rimuovere mine e bombe piazzate dai jihadisti in città, secondo quanto riferito dalle fonti dell’esercito di Assad, specificando che gli ordigni sono stati piazzati sia nelle zone residenziali che all’interno dell’area archeologica patrimonio dell’Unesco.
Nel frattempo però le opinioni sulla possibilità di recuperare le opere di Palmira andate distrutte dal tritolo si fanno discordanti. Secondo Annie Sartre-Fauriat, membro della Commissione di esperti dell’Unesco per il patrimonio siriano, credere di poter restaurare il sito archeologico di Palmira, gravemente danneggiato dalle milizie jihadiste dello Stato Islamico, potrebbe rivelarsi “illusorio”. “Tutti sono entusiasti per la liberazione di Palmira, ma non possiamo dimenticare tutto ciò che è andato distrutto e la catastrofe umanitaria del Paese, rimango perplessa sulla capacità, anche con l’aiuto internazionale, di restaurare il sito”, ha spiegato l’esperta. “Quando sento dire che si ricostruirà il tempio di Bel, mi sembra un’illusione: è impossibile ricostruire qualcosa che è ridotto in polvere. Cosa si vuole ricostruire? Un nuovo tempio? Forse ci saranno altre priorità in Siria prima di restaurare delle rovine”, ha concluso Sartre-Fauriat. In precedenza Maamoun Abdelkarim, aveva affermato che “con il via libera dell’Unesco saranno necessari cinque anni per restaurare le strutture danneggiate o distrutte dall’Isis”, e dal momento che Damasco dispone di “personale qualificato, conoscenze e ricerca” i lavori potrebbero “iniziare nel giro di un anno”. Secondo il responsabile delle Antichità siriane “l’80%” del sito archeologico si trova in buone condizioni: “Gli esperti arriveranno oggi a Palmira, ho chiesto loro di valutare i danni alle rovine e alla città vecchia: dopo che avranno documentato il tutto i lavori potranno iniziare”.
fonte: ansa.it; askanews.it; unesco.org