In fondo, a che serve per una città come Venezia essere o meno nella Lista dei siti del Patrimonio Mondiale UNESCO? Non è certo “quel” bollino che la rende speciale, sogno più o meno proibito per la maggior parte degli abitanti della Terra. Alzi la mano chi non ci ha mai pensato.
Giovedì 22, nel corso del Comitato del Patrimonio Mondiale in corso a Fuzhou, in Cina, gli esperti e le delegazioni dei gli Stati membri, con i rappresentanti del Centro del Patrimonio Mondiale e le delegazioni presenti, discuteranno se il sito di Venezia, con la sua meravigliosa laguna, deve essere “spostato” nell’elenco dei siti in pericolo, fra quelli che hanno bisogno di cure speciali da parte dello Stato membro, delle Istituzioni italiane e anche da parte della comunità internazionale. Perché proprio di questo si parla, quando si cita la Lista del Patrimonio in Pericolo – spauracchio di molti – e a spiegarlo è stata in più occasioni Mechthild Rossler, Direttore del Centro del Patrimonio Mondiale. “La lista dei siti in pericolo non è un luogo di espiazione di una punizione, né per il sito che ci entra né per il Paese membro a cui fa capo la gestione del sito stesso. – ha spiegato la Rossler in conferenza stampa prima dell’inizio ufficiale dei lavori del Comitato – La Convenzione del 1972 per la protezione del Patrimonio Mondiale serve proprio a sostenere, con ogni mezzo possibile, la conservazione e la valorizzazione dell’eccezionale valore universale del luogo in questione: inserirlo fra i siti in pericolo vuol dire quindi che la comunità internazionale dell’UNESCO si mette al servizio del sito, per sostenere le attività e le politiche che lo Stato membro e le istituzioni locali da soli non riescono a realizzare. Non è un giudizio ma una proposta di implementazione e di maggiore collaborazione, di tutoraggio.”
Per essere più consapevoli rispetto al punto di partenza della riflessione del Comitato, condividiamo coi i nostri lettori lo stralcio del documento prodotto dal Comitato con il parere degli organi consultivi, che è in lingua inglese >>VENEZIA E LA SUA LAGUNA , e ne riportiamo in traduzione alcuni brani, per consentire a chi non mastica l’Inglese unescano di avere gli strumenti per capire cosa verrà discusso, le motivazioni della richiesta di inserimento nella Danger List e le eventuali azioni future.
Innanzitutto, il documento spiega quali sono i fattori critici riconosciuti nei report sullo “stato di salute” di Venezia stilati dagli esperti del World Heritage Center e di ICOMOS negli ultimi anni (abbiamo escluso dalla lista quelli che lo stesso documento indica come risolti)
- Effetti derivanti dall’infrastruttura per i trasporti
- Strumenti di pianificazione inadeguati
- Impatto del fenomeno del turismo di massa sia per ciò che riguarda i danni agli edifici che al contesto culturale, attraverso la riconversione di residenze private in strutture ricettive e/o ad uso commerciale
- La proposta di una grande infrastruttura marittima, con progetti di edificazioni massiva, inclusa una nuova piattaforma in mare aperto, nuovi terminal per le grand navi da crociera, un nuovo porto turistico e grandi strutture per il turismo e il tempo libero all’interno della Laguna o nei suoi immediati dintorni
- L’impatto ambientale potenzialmente negativo portato da barche, navi da crociera e petroliere
- La gestione e il fattore istituzionale, la Governance, i problemi di coordinamento fra molteplici organi di governo e controllo, istituzionali e non, coinvolti nella conservazione, nella gestione del bene e dei flussi turistici
- L’impatto degli eventi climatici avversi, la gestione del Climate Change sull’ecosistema della Laguna e sul patrimonio immobiliare
Preso atto dei punti di criticità segnalati negli anni, valutati gli esiti della Reactive Monitoring mission del 2015 e della Joint World Heritage Centre/ICOMOS/RAMSAR Advisory mission del 2021, considerate le risposte alle osservazioni poste e del SOC – State of Conservation presentato nel febbraio 2020 e del relativo aggiornamento del febbraio 2021, il Centro del Patrimonio Mondiale, ICOMOS e ICCROM hanno presentato un documento di analisi (che si chiama SOC – State of Conservation) che presenta, come conclusione del processo, la richiesta di inserire il sito di Venezia e della sua Laguna nella lista dei Siti del Patrimonio Mondiale in pericolo.
Nel documento, il primo tema trattato è quello della strategia di gestione del turismo, per la quale si apprezzano le proposte ma – sebbene vengano riconosciuti gli strumenti aggiuntivi e meccanismi di controllo per limitare il continuo aumento delle infrastrutture turistiche nella stessa Venezia – il Comitato considera che “questi sforzi sono ostacolati dalla natura restrittiva della legislazione nazionale”, mentre l’altissimo numero di visitatori a Venezia viene considerato “problematico e strettamente correlato alla capacità di carico (sociale) di Venezia e dell’area lagunare, nonché alla qualità della vita dei residenti, ed è un fattore principale che minaccia l’Eccezionale Valore Universale (OUV) del proprietà“.
<<Mentre il numero di turisti è drasticamente diminuito a causa della pandemia di Covid-19, in questo periodo è stata evidenziata la necessità di una gestione del turismo più sostenibile e lo sviluppo di una base economica resiliente più diversificata per il futuro della proprietà e dei suoi abitanti. Si è preso atto della ristrutturazione segnalata di alloggi pubblici e di altri miglioramenti delle infrastrutture pubbliche ma questi, da soli, potrebbero non essere sufficienti per invertire le sorti dello spopolamento di Venezia e di altri centri storici della Laguna, e dei conseguenti gravi impatti negativi sulla funzionalità delle aree urbane.
Sebbene esistano già divieti legali per l’ingresso nella Laguna di Venezia di navi superiori a 40.000 tonnellate di stazza lorda, ciò non ha alcun effetto pratico, in quanto non esistono alternative per l’ormeggio di queste grandi navi. Sono necessari tempi per l’attuazione del dirottamento temporaneo di navi di oltre 40.000 tonnellate di stazza lorda dal Bacino di San Marco e dal Canale della Giudecca potenzialmente per ormeggiare a Marghera, ma non dovrebbero essere incoraggiati investimenti importanti per questa opzione. Lo Stato membro dovrebbe continuare a cercare una soluzione a lungo termine con la massima urgenza, dando la priorità all’opzione di vietare del tutto le navi di grandi dimensioni dalla Laguna, e preferibilmente reindirizzandole verso porti più idonei della regione.
L’eccezionale evento di alta marea di novembre 2019 ha nuovamente focalizzato l’attenzione sulla vulnerabilità del Sito. Tutte le parti interessate devono essere lodate per i loro sforzi e la loro azione congiunta per mitigare i danni arrecati. Dovrebbero essere riconosciuti anche gli sforzi dello Stato Parte per completare e rendere operativo il sistema MoSE. Gli impatti della costruzione e del funzionamento del sistema dovrebbero continuare a essere attentamente monitorati. Devono essere sviluppate adeguate misure di mitigazione per qualsiasi impatto negativo potenziale e accertato sull’ecosistema della Laguna.
È necessario un approccio congiunto e coordinato da parte di tutte le parti interessate per migliorare gli sforzi e le politiche esistenti per mitigare gli impatti negativi degli interventi umani nell’ecosistema lagunare. Ciò richiede l’allineamento del “Piano d’azione per il clima”, del “Piano morfologico e ambientale della Laguna di Venezia”, dei Piani idrici dei comuni e di altri documenti pertinenti per garantire la protezione e la conservazione a lungo termine di questa area ambientale unica e complessa . Le attività industriali della Laguna e dell’area portuale di Marghera dovrebbero essere affrontate con un approccio forzato di sviluppo sostenibile, e tutte le attività che hanno un effetto dannoso sull’ecosistema della proprietà dovrebbero essere eliminate nel lungo periodo.
Lo sviluppo urbano e i progetti su larga scala rimangono problematici. Non è previsto alcun meccanismo per valutare i potenziali impatti dei progetti/modifiche previsti in linea con il paragrafo 118bis, o per notificare al Centro del Patrimonio Mondiale le proposte secondo il paragrafo 172 delle Linee guida operative. Di conseguenza, nella proprietà, nella sua futura zona cuscinetto e nella sua impostazione vengono implementati progetti che hanno impatti negativi sull’OUV. A titolo esemplificativo delle problematiche di governance esistenti, non è pervenuta alcuna comunicazione relativa all’impianto di stoccaggio GPL nell’immobile di Chioggia fino a dopo la sua realizzazione. La missione ha raccomandato che questa struttura venga smantellata e spostata in una posizione alternativa e che i sistemi di governance per la valutazione dei progetti relativi alla proprietà siano rivisti a tutti i livelli e che i sistemi di governance per la valutazione dei progetti relativi alla proprietà siano rivisti a tutti livelli. Si segnalano con soddisfazione i nuovi provvedimenti normativi relativi alla costruzione e all’esercizio degli impianti di stoccaggio del GPL.>>
La missione ha poi osservato che <<la “Hybrid Tower” di recente costruzione a Mestre, un altro edificio pianificato in quest’area, e l’hotel “Venus Venis”, progettato dietro il porto di Marghera, evidenziano il problema dei grattacieli nella tipologia del sito e della futura zona cuscinetto: gli impatti visivi di questi progetti pianificati e realizzati ne minacciano l’integrità della proprietà.>>. Viene quindi raccomandato dagli esperi della missione che il Comitato solleciti lo Stato Parte a sviluppare una strategia e una visione globali per la protezione e la conservazione dell’OUV della proprietà, un Master Plan integrato per i progetti di costruzione, inclusa una politica dello skyline per la proprietà, la sua futura zona cuscinetto e la sua impostazione e meccanismi per conformarsi alle Linee guida operative.
<<Da segnalare in positivo vi è anche il processo di aggiornamento del Piano di Gestione e l’intenzione di integrare nel documento la futura gestione della buffer zone. Tuttavia, la missione ha sottolineato che lo Stato Parte dovrebbe garantire che il sistema di gestione fornisca una strategia/visione complessiva per la conservazione e la protezione a lungo termine dell’OUV della proprietà, tenendo conto della Raccomandazione UNESCO del 2011 sul paesaggio urbano storico. Il Piano di Gestione dovrebbe includere elementi essenziali attualmente carenti, in particolare un’adeguata identificazione degli attributi, e rafforzare gli indicatori di monitoraggio. La missione ha inoltre ritenuto che, nonostante i progressi compiuti in diverse questioni individuate dal Comitato, restano irrisolti problemi cruciali.>>
Questi rappresentano minacce cumulative significative accertate Stato di conservazione dei beni WHC/21/44.COM/7B.Add, p. 46 Iscritta nella Lista del Patrimonio Mondiale all’OUV della proprietà e comprendono, in particolare, i complessi impatti del turismo di massa, la costante diminuzione della popolazione e le carenze fondamentali nella governance e nella gestione cooperativa che hanno portato a una significativa perdita di autenticità storica all’interno di Venezia e gli altri centri storici all’interno della proprietà. Questi si traducono in effetti dannosi per le caratteristiche intrinseche della proprietà e rappresentano un pericolo accertato e potenziale per il suo OUV e i suoi attributi che trasmettono OUV. I continui effetti di deterioramento dell’intervento umano, combinati con il cambiamento climatico sull’ecosistema vulnerabile della laguna, minacciano di provocare un cambiamento irreversibile. La risoluzione di questi annosi problemi è ostacolata dalla mancanza di visione d’insieme e dalla scarsa efficienza della gestione coordinata integrata a tutti i livelli degli stakeholder. Questi fattori giustificano l’iscrizione del bene nella Lista del Patrimonio Mondiale in Pericolo.>>
Non sappiamo se la discussione in Comitato confermerà le indicazioni del SOC o produrrà un’altra serie di raccomandazioni indirizzate a tutte la parti in causa affinché lavorino in maniera congiunta per realizzarle in 12 mesi, sta di fatto che l’obiettivo finale del Comitato è salvare la bellezza e la storia di Venezia nella sua integrità, per questo – alla fine del documento – dice chiaramente chi deve lavorare in questa direzione e come, sotto la supervisione della stessa agenzia. Piuttosto che gridare allo scandalo e all’affronto diplomatico, sarebbe il caso di utilizzare le osservazioni dell’UNESCO per maturare una politica di gestione e pianificazione che metta davvero “a valore” Venezia, per garantirne il futuro.