Le diverse forme di turismo hanno assunto dimensioni gigantesche e in forte crescita, superiore a tutte le previsioni. Metà dei flussi turistici – complessivamente circa 1,4 miliardi di persone all’anno – sono indirizzati verso l’Europa e di questi una larga fetta verso l’Italia. Per le nostre città tutto ciò può rappresentare una grande ricchezza ma anche grandi rischi di diminuzione della qualità della vita e rovina degli stessi beni tutelati. Serve quindi definire strategie e azioni per rendere compatibile questo fenomeno con la preservazione non solo del patrimonio architettonico storico ma anche dell’identità e della cultura che esso rappresenta.
E’ quanto emerso dal Forum mondiale “Overtourism and Heritage” organizzato dall’UIA, l’Unione Internazionale degli Architetti, sotto l’egida di UNESCO e tenutasi nella capitale dell’Azerbaijan, al termine del quale è stata approvata – con il determinante contributo della delegazione composta dal presidente del Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori Giuseppe Cappochin, dai Consiglieri Lilia Cannarella e Diego Zoppi e da Stefano Francesco Musso e Ezio Miceli, docenti rispettivamente di Restauro all’ Universita di Genova e di economia urbana allo Uiav di Venezia – la “Carta di Baku”.
In linea con l’VIII Congresso Nazionale gli architetti italiani hanno ribadito con forza il ruolo centrale dell’architettura e della cultura in genere quale fattore di stimolo della sostenibilità economica, sociale e ambientale e di indubbio miglioramento della qualità di vita. E’stato posto l’accento sul rischio di trasformare le attrazioni turistiche in “parchi a tema” e sottolineata la necessità di una gestione del turismo con strategie generali – politiche per la formazione delle persone, digitalizzazione delle città, infrastrutture ricettive, mobilità – che lo portino ad essere uno degli ingredienti per uno sviluppo sano delle nostre città e non un isolato elemento in grado di modificare l’assetto socio-economico del nostro Paese.
“Purtroppo i Centri storici italiani – sottolinea Cappochin – da tempo non sono più oggetto di attenzione né da parte della classe politica, né di quella amministrativa: gli investimenti strutturali su queste parti di città sono stati di fatto azzerati. Gli sporadici interventi di rigenerazione – affrontati in una logica di frammentazione del tessuto urbano – sono stati finora destinati solo alle periferie. Come se i Centri storici non soffrissero di fenomeni estremi, sia pur contraddittori: ora luoghi di grande richiamo turistico, ora dell’abbandono da parte dei residenti o, peggio, dell’abbandono irreversibile; da luogo delle movide notturne, a luogo per soli immigrati ed, a volte, esempio di eccellenti recuperi culturali”.
“Come sottolinea la “Carta di Baku” per la quale siamo molto orgogliosi di aver fornito importanti spunti di riflessione – conclude il Presidente degli architetti italiani – servono a livello internazionale nuovi investimenti che riconoscano la diversità del patrimonio e i bisogni delle comunità, mantengano i centri urbani storici come elementi organici di grandi comunità e di città. Tutto ciò all’insegna di un nuovo paradigma che consideri il turismo – e questo vale soprattutto per il nostro Paese – come fatto di cultura e non solo come mera industria”.
La Carta sarà proposta a UNESCO e ICOMOS come base di partenza per Linee guida per i Piani d Gestione dei luoghi di maggiore attrazione turistica inseriti negli Elenchi del patrimonio dell’Umanità.