E’ cominciato ieri in Parlamento l’esame del disegno di legge di conversione in legge del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, recante misure urgenti in materia di salute, sostegno al lavoro e all’economia, nonché di politiche sociali connesse all’emergenza epidemiologica da COVID-19, con una dotazione da 55 miliardi di euro.
Tantissime le voci in elenco e gli ambiti di intervento, due gli emendamenti – approvati la scorsa settimana dalla commissione Bilancio della Camera – che vedono la presenza del “Patrimonio Mondiale”. La prima si rifà all’art. 184 – il così detto “Fondo Cultura” – che autorizza lo Stato ad investire un fondo da 2 milioni di euro nel corso del 2020 per la Candidatura di Padova Urbs picta alla World Heritage List, per completare l’iter in previsione del 44esimo Comitato del Patrimonio Mondiale, rinviato a causa dell’emergenza sanitaria al prossimo anno. La seconda è relativa all’articolo 185, “Sostegno di artisti, interpreti ed esecutori”, che invece autorizza nel corso 2020 l’utilizzo di un milione di euro per il sostegno al Patrimonio Culturale Immateriale.
I 55 siti italiani iscritti alla World Heritage List UNESCO restano invece senza uno specifico capitolo di investimento. “Io credo che sia inammissibile che la nazione che vanta più siti UNESCO al mondo non abbia previsto una dotazione adeguata per la gestione e la promozione dei siti del Patrimoni Mondiale – commenta Alessio Pascucci, presidente dell’Associazione Beni Italiani Patrimonio Mondiale – Una dotazione che dovrebbe essere di almeno 20 milioni di euro per garantire gli standard di preservazione e valorizzazione a livello sociale ed economico che richiede l’UNESCO e che non esiste, non è mai esistita. Diverse settimane fa, l’Associazione Beni Italiani Patrimonio Mondiale aveva richiesto al Governo, con un documento condiviso da tutti i membri, di valutare il rafforzamento della dotazione finanziaria della Legge 77/2006, dedicata proprio ai siti UNESCO. Questa mette a bando ogni anno una dotazione complessiva che non arriva ai due milioni per finanziare progetti presentati dai siti stessi, che ricordo, sono 55 ai quali si aggiungono i 12 Patrimoni Culturali Immateriali. E’ sempre stata una dotazione scarsa, insufficiente, lo è a maggior ragione adesso nel post-covid. In questa ottica, appare ancora più inaccettabile che non si siano prese in considerazione le criticità dei luoghi del Patrimonio Culturale e che si siano disposti fondi solo per i 12 Patrimoni Culturali Immateriali. Pongo un’amara considerazione anche per i due milioni stanziati per la Candidatura alla World Heritage List di Padova Urbs picta: c’è una sorta di ossimoro fra questo stanziamento e l’assenza di fondi per i siti “già iscritti”, che testimonia quanto, una volta ottenuto l’agognato riconoscimento UNESCO, gli enti gestori vengano abbandonati a se stessi”.