“Abitare l’Opera, riscoprirsi cittadini partecipando” è un’iniziativa che si pone fra le più interessanti nell’ambito della programmazione di Matera2019: un’esperienza di riappropriazione, per certi versi di riconciliazione, raccontata dai cittadini che hanno partecipato alla messa in scena del prologo della Cavalleria Rusticana, per la regia di Giorgio Barberio Corsetti, il 2 e 3 agosto scorsi.
Lo spettacolo itinerante nei Sassi, una declinazione in chiave moderna dei Sette Peccati, in questa accezione “Capitalisti”, rappresentava una parte integrante del progetto “Abitare l’Opera”, e accompagnava gli spettatori all’opera di Pietro Mascagni, realizzata grazie all’orchestra del Teatro San Carlo di Napoli in Piazza San Pietro Caveoso.
Un esperimento inedito che ha unito persone provenienti da contesti profondamente differenti, facendone una compagnia capace di animare gli antichi rioni, non più soltanto splendido scenario, ma elemento portante della performance. Cittadini e artisti professionisti si sono così ritrovati per dare vita a una delle produzioni più importanti dell’anno da Capitale Europea della Cultura.
La riappropriazione, dunque, è passata anche attraverso i Sassi. I cittadini, impegnati nel coro che sosteneva le scene recitate dagli artisti, hanno interpretato canti tradizionali della città e di tutta la regione. A una condizione, però, ben chiara sin dall’inizio. L’obiettivo del coro non era la ricerca del dialetto puro, talvolta rivendicato come lingua materna e poi umiliato in un utilizzo che cerca solo l’autocompiacimento. La ragion d’essere del canto popolare era la trasmissione di un messaggio universale che prescinde dal localismo identitario. Intonare oggi quei canti, nelle vie nelle quali avevano già mille volte risuonato, con una consapevolezza diversa, era la sfida, che si può dire vinta, dei cittadini che hanno partecipato ad Abitare l’Opera.
Lo stesso vale per gli artisti, alcuni dei quali di origine materana, che raccontano di una sorta di riconciliazione, quel fenomeno per il quale si può fare pace con se stessi e con la propria terra dopo averla lasciata, solo tornando e facendoci i conti da adulti.
Ed è in questa serie di sentimenti intimi e profondi che hanno animato quanti partecipavano a questa esperienza unica, che si ritrova la forza singolare di Abitare l’Opera.
(Fonte: Matera2019)