E’ di venerdì scorso la notizia che la Corte di Cassazione francese, con tre storiche sentenze, ha convalidato le norme messe in atto dal municipio di Parigi contro il processo di “air-bnb-ficazione” del tessuto cittadino che si accompagna alla carenza di alloggi convenzionali in affitto.
La querelle era nata più di cinque anni fa, allorquando la municipalità di Parigi aveva avviato dei procedimenti amministrativi a carico di 420 proprietari immobiliari dalla Città di Parigi che non risultavano essersi adeguati ale regole imposte dalle normative francesi in merito agli “affitti turistici brevi” e ai quali sono state comminate multe comprese tra 5.000 e 50.000 euro, per un totale di più di 20 milioni di euro. In particolare, la norma contestata è quella relativa al meccanismo denominato “risarcimento“, giudicato dai proprietari degli immobili molto restrittivo: viene rilasciata un’autorizzazione al proprietario che intenda dedicare una seconda casa alla locazione turistica di breve durata solo se acquista un locale commerciale di superficie equivalente – o anche doppia in alcune zone -, per trasformarlo in abitazione, al fine di compensare la “perdita di alloggio”. Questa formula è stata anche vagliata e avallata dalla Corte di Giustizia dell’Unione Europea nel luglio scorso.
Adesso la Cassazione ha dato il suo ultimo affondo, definendo questo dispositivo “giustificato, proporzionato, trasparente e accessibile”: non solo, quindi, la normativa è conforme ma trova anche tutte le sue ragioni nelle dichiarate politicy di anti-gentrificazione di città come Lione, Bordeaux, Nizza, Marsiglia, Lille, Nantes, Strasburgo e Tolosa che, assieme a Parigi, hanno adottato specifiche normative per regolamentare la gestione degli affitti turistici. Con le sentenze di venerdì scorso, fra l’altro, riprenderanno anche le centinaia di controversie riguardanti i tantissimi proprietari che avevano affittato la loro residenza principale ma avevano superato i 120 giorni autorizzati all’anno: un tesoretto che andrà nelle disponibilità delle municipalità locali.
E in Italia? La regolamentazione degli affitti brevi di tipo turistico è di competenza delle amministrazioni locali ed è al momento ancora estremamente frammentata. Eppure, le conseguenze del fenomeno della “air-bnb-ficazione” sono già state rese palesi e analizzate in passato. Secondo i dati forniti dal sito Inside Airbnb e relativi alla fine del 2019, gli alloggi a disposizione dei turisti a Roma caricati sulla piattaforma erano 29.436, metà delle quali nel centro storico Patrimonio Mondiale e l’altra metà nelle zone limitrofe. A Firenze, nello stesso periodo gli appartamenti a disposizione su Airbnb erano 11.262, a Venezia 8.469 su meno di 40.000 alloggi disponibili.
Queste cifre rappresentano l’aspetto concreto delle immagini delle nostre città “svuotate” per come le abbiamo viste nei mesi scorsi: la pandemia e il relativo blocco del turismo hanno reso palese le criticità di un sistema che non funziona già da anni e diventa focale ora, ancora in piena pandemia covid, guardare alla pianificazione del futuro dei centri urbani in relazione ad esse.
A richiamare l’attenzione sul tema, ricollegandosi alla vicenda parigina è il Sindaco di Firenze, Dario Nardella, che attraverso le pagine di la Repubblica, ha lanciato al nuovo Governo e al neo–nato Ministero per il Turismo l’idea, e la necessità, di una legge che affronti in maniera sistematica il problema. Il primo cittadino di Firenze crede infatti che non sia possibile “guarire dalla pandemia” tornando alle dinamiche che si osservavano prima di essa, ma che si debba cogliere l’occasione per cambiare direzione verso “un modello turistico nuovo”. Come prima proposta Nardella rilancia l’idea di porre -per legge- un tetto di 120 giorni all’affitto turistico e di incentivare i proprietari all’affitto ai cittadini, piuttosto che ai turisti di passaggio. Il Comune di Firenze si sta già muovendo in questo senso: Nardella ha infatti in cantiere il progetto dell’Agenzia casa, un ufficio che avrebbe il compito di far incontrare l’offerta dei proprietari immobiliari che al momento propongono solo affitti turistici con le famiglie che vogliono ritornare a vivere nel contro storico di Firenze. A lavorare in tandem a questo progetto ci sono l’Assessore al turismo, Cecilia Del Re, e l’assessore alla casa, Benedetta Albanese.
In questo auspicabile processo di “riconversione” dei centri storici è significativo anche il ruolo dell’ Europa: Marghrete Vestager, vicepresidente della Commissione Europea che sta lavorando con il suo staff alla stesura del digital act ha indetto un incontro nel mese di marzo con le varie rappresentanti nazionali proprio per convenire alla regolamentazione delle piattaforme di locazione internazionali on line.
“Quello del turismo è un tema-chiave nell’ambito della gestione dei siti del Patrimonio Mondiale: l’impatto del Covid ha mostrato la debolezza del sistema turistico che ha portato ai luoghi interessati dei vantaggi dal punto di visto economico a breve termine ma anche dei svantaggi dal punto di vista del mantenimento dell’Eccezionale Valore universale del sito. – ha detto Carlo Francini, Site Manager di Firenze Patrimonio Mondiale e coordinatore del Comitato Tecnico dell’Associazione Beni Italiani Patrimonio Mondiale- L’impatto del turismo di massa, sfociato poi nel fenomeno dell’over tourism ha sempre definito una criticità nella gestione dei siti, dove la rendita di posizione ha fatto sì che i centri storici fossero messi a reddito attraverso l’affitto turistico, creando problemi enormi al mondo della ricettività alberghiera ma anche alla struttura urbana complessa dei centri storici.”
L’affitto di stanze in alloggi privati, inteso come pratica della sharing economy, è stato un fenomeno nato da un’idea socialmente appassionante e culturalmente interessantissima. Condividere spazi domestici e spazi urbani con i visitatori ricadeva in una lettura dell’ offerta turistica che vedeva i turisti come “cittadini temporanei” molto stimolante e anche pienamente ricadente nei principi di accessibilità, conoscenza e condivisione predicati del sistema della World Heritage List. “In maniera inesorabile questa pratica, che pure aveva una valenza economica, è stata trasformata in un sistema economico senza regole, senza tasse – ha continuato Francini – e abbiamo assistito a fenomeni di accaparramento di case e interi stabili da parte di speculatori immobiliari di diversa provenienza per porli a locazione turistica esentasse, completamente fuori dal solco tracciato della sharing economy, con mero spirito di lucro e speculazione. Questa deviazione del sistema deve essere messo sotto accusa e, soprattutto, sotto controllo: la crisi terribile portata dalla pandemia deve essere l’occasione per risolvere questa criticità, a livello europeo ma anche a livello nazionale e locale. Io condivido la via intrapresa dalla Hidalgo a Parigi perché aderisce al principio di fondo della sharing economy, secondo cui puoi affittare solo dove vivi. Se affitti altri immobili ti trovi a fare un’attività ricettiva commerciale e va regolamentata come tale.”
La necessità di riportare i cittadini a vivere il centro storico di luoghi del Patrimonio Mondiale è sentita a livello planetario, anche se le problematiche sollevate variano molto fra Paesi diversi. “E’ importante che le istituzioni si occupino di favorire il ritorno dei cittadini dei centri storici, in quelle case che sono vuote e non portano reddito, creando un sistema di sostegno per i piccoli affittuari che lamentano la mancanza di qualsiasi forma di garanzia in caso di inadempienza dell’affittuario. – ha aggiunto il Site Manager di Firenze Patrimonio Mondiale – Inoltre, per uscire dall’emergenza che stiamo vivendo con una prospettiva positiva a breve, medio e lungo termine sarebbe fondamentale capire che il turismo è sì un fenomeno straordinario di dialogo fra le culture, di conoscenza e arricchimento; è sicuramente un’attività da mettere a reddito nel miglior modo possibile ma esso va governato e non subito in maniera incontrollata, come successo negli ultimi anni. Riportando i cittadini nei centri storici si porterebbe ad una cambio di prospettiva anche nella crisi del commercio locale, che a causa della gentrification ha visto la scomparsa delle attività commerciali storiche a servizio dei cittadini a favore del proliferare di attività al servizio dei turisti: franchising di attività di ristoro, bar, rivendite di souvenir. E’ importante istituire nuove regole per restituire un nuovo senso alla nostre città storiche del Patrimonio Mondiale. “