Irresistibile e provocatorio, Banksy torna a far parlare di se. E questa volta dalle vetrine di una showroom allestita in un negozio di tappezzerie in disuso nella zona di Croydon, nel sud di Londra e che resterà aperta – anzi meglio dire chiusa per due settimane. Sì perché l’accesso è “assolutamente vietato” come recitano i cartelli ma – si legge – i prodotti saranno presto in vendita all’asta su uno shop on line.
Lo street artist più noto del momento – e anche il più misterioso – ha creato un’esposizione temporanea di sue opere alla quale ha dato il nome provocatorio nome di Gross Domestic Product – “Prodotto interno lordo”. A quanto pare le ragioni di questo art show, da valutare come una interessante performance artistica urbana sarebbe legate a una controversia sul diritto d’autore con una casa di produzione di gadget e merchandising, che vorrebbe usare il marchio di Banksy per vendere la propria merce.
Sarebbe stato lo stesso street artist a spiegare le sue ragioni in una nota alla stampa. «Una società di biglietti d’auguri sta tentando di impugnare i diritti che detengo per la mia arte e sta tentando di utilizzare il mio nome in modo che possano vendere legalmente la loro finta merce firmata Banksy». Un avvocato esperto di diritto dell’arte ha spiegato sul Guardian che se un dato marchio non viene usato a fini commerciali per un lungo periodo può essere reclamato da altri: mettendo in vendita le sue opere l’artista rompe il “digiuno commerciale” e potrà continuare ad essere Banksy senza timore di vedere il suo nome in vendita su tazze e stampe.
Fra i pezzi in vendita in vetrina alcune delle opere più iconiche dell’arte di denuncia e protesta di Banksy e – secondo molti – anche un indizio sulla sua identità. Nel caminetto spento in fondo all’installazione si intravede un LP dei Massive Attack. Un riferimento alle teorie secondi cui Banksy sarebbe Robert Del Naja dei Massive Attack?
Dai tabloid britannici si apprende che i ricavi delle vendite verranno devoluti per acquistare una nuova nave per Pia Klemp dopo che il governo italiano ha posto sotto sequestro, con un provvedimento del gip del Tribunale di Trapani, la nave Iuventa dell’Ong tedesca Jugend Rettet, con l’accusa di aver utilizzato l’imbarcazione per favorire l’immigrazione clandestina.