Presso il dipartimento delle Scienze Radiologiche dell’Università di Palermo, ieri mattina sono state eseguite indagini scientifiche su alcune sezioni lignee del fasciame che compongono la nave romana del IV sec. a.C. e la nave punica del III secolo a.C. recuperate dopo 1.800 anni nel mare di Marausa a circa 150 metri di profondità ed ora in fase di assemblaggio presso il Museo del Mare di Marsala.
‘’È la prima volta in Italia che viene effettuata una investigazione scientifica così approfondita su reperti lignei di navi rimaste per secoli nei fondali marini – ha commentato l’Assessore ai Beni Culturali della Regione Siciliana, Sebastiano Tusa – che viene eseguita per poi giungere ad una ipotesi di restauro conservativo con le nanotecnologie’’.
Gli esami eseguiti con la TCMS (Tomografia Computerizzata Multistrato), basati sull’erogazione di un fascio di radiazioni ionizzanti (raggi “X”) hanno consentito di ottenere immagini particolarmente dettagliate di aree specifiche delle sezioni del legno. Le immagini ottenute sono state ricostruite e rielaborate in modelli tridimensionali e/o su piani diversi da quello dell’acquisizione (sezioni coronali, ecc.).
Per poter ricavare informazioni dettagliate di specifiche aree del fasciame è stato necessario rivalutare il volume da più angoli.
Grazie a questa tecnica le sezioni lignee esaminate sono state virtualmente “affettate” in molti strati sub-millimetrici che, rielaborati dal calcolatore, hanno fornito immagini tridimensionali e indicazioni sulla natura della struttura interna del legno esaminato, così di fatto consentendo di avere un quadro chiaro dell’anima del fasciame.
Le indagini hanno consentito di verificare i tagli regolari delle mortase con cui si univano i fasciami da un unico tronco – nave romana – la componente metallica presente e non visibile sulla superficie del legno, e la presenza di materiale metallico disperso lungo il percorso dei chiodi frutto dell’ossidazione degli stessi – elementi riscontrati nella nave punica.
Le informazioni fornite da queste analisi saranno ulteriormente approfondite dai radiologi dell’equipe del professore Midiri, e quindi utilizzate dal GruppoArte16 al fine di procedere all’applicazione sullo stesso fasciame ligneo di un sistema innovativo con le nanotecnologie, fornito da una società europea che dispone di un apposito brevetto, e che il GruppoArte16 ha già testato nelle settimane precedenti su un piccolo campione della nave Romana. A seguito degli esami radiologici odierni sarà cura del GruppoArte16 fornire ulteriori supporti scientifici per gli interventi volti alla conservazione dei reperti lignei marini.
Fonte: MiBACT