Un appello a sostegno degli enti che gestiscono i siti del Patrimonio Mondiale italiano, affinché possano continuare ad adempiere alle raccomandazioni e alle disposizioni della Convenzione sulla Protezione del Patrimonio Mondiale culturale e naturale adottata dall’UNESCO nel 1972. E’ questo il cuore del documento che l’ Associazione Beni Italiani Patrimonio Mondiale ha inviato lo scorso mercoledì al Presidente del Consiglio dei ministri Giuseppe Conte, al Ministro Dario Franceschini, al presidente della Commissione Nazionale Italiana per l’UNESCO Franco Bernabè e ad Antonio Decaro, presidente dell’ANCI – Associazione Nazionale Comuni Italiani.
“Il Patrimonio Mondiale italiano è l’eredità che è compito di tutti noi preservare e tramandare, in modo attento e consapevole, ed è responsabilità dello Stato e di ogni singolo Ente gestore assicurare il corretto mantenimento dell’Eccezionale Valore Universale che ne ha determinato l’inserimento all’interno della Lista del Patrimonio Mondiale. – ha spiegato Alessio Pascucci, presidente dell’Associazione – La grave emergenza sanitaria che ha colpito il nostro Paese all’inizio di quest’anno, rendendo necessario un restrittivo protocollo di lockdown, ha avuto un impatto devastante sulle comunità e i territori del Patrimonio Mondiale, sia per il crollo delle presenze e dell’indotto del comparto turistico che per la necessità di mettere in atto le misure di sicurezza e i protocolli sanitari, che di fatto ritardano la ripresa di alcuni servizi e attività tanto da rendere incerta una futura progettualità. Noi tutti nelle scorse settimane abbiamo esplorato le opportunità offerte dal digitale e dai social media per non perdere il contatto con le comunità di riferimento e con i visitatori. Al termine del lockdown ci siamo immediatamente attivati per riportare i cittadini in questi luoghi della cultura, rispettando le nuove regole di fruizione per garantirne la sicurezza. Siamo tutti attivamente impegnati per ripensare la gestione dei nostri siti secondo una modalità aperta, accessibile e solidale del bene culturale. Da soli, però, non riusciremo a garantire la salvaguardia dello straordinario patrimonio artistico, culturale, architettonico e naturale che abbiamo il dovere di custodire: per questo chiediamo delle concrete misure a carattere finanziario e contabile a sostegno delle istituzioni e amministrazioni locali che l’Associazione rappresenta.”
Nell’appello viene quindi richiesto di valutare il rafforzamento della dotazione finanziaria della Legge 77/2006 nonché una revisione dei criteri e della procedura di erogazione del finanziamento al fine di snellire e semplificare l’iter; la possibilità di attingere, quando disponibile, all’avanzo di amministrazione di parte libera e destinata, ma anche a quello vincolato, fornendo in questo modo, nei bilanci correnti dei Comuni, risorse sufficienti per coprire le mancate entrate nel periodo dell’emergenza, senza necessariamente prevedere ulteriori iniezioni di risorse; la possibilità di trattenere il gettito sull’Imposta Municipale Propria (IMU) destinato allo Stato e di stabilire una “soglia di solidarietà” al Fondo di Solidarietà Comunale oltre la quale bloccare il contributo dei singoli Comuni.
Viene inoltre sollecitata una riduzione delle somme da destinare al Fondo Crediti di dubbia esigibilità (FCDE); la predisposizione di norme nazionali che permettano ai singoli Comuni, nel cui territorio insiste un sito del Patrimonio Mondiale, di rientrare di eventuali disequilibri di bilancio in un tempo congruo con la situazione (ad esempio 10 anni) e contrastare, in questo modo, il rischio di commissariamento.
Un’attenzione particolare, fra le richieste, va verso misure nazionali di sostegno per locatori e affittuari. Nell’appello viene proposta una norma “blocca affitti”, che possa consentire la pace sociale tra locatori e locatari, dando certezza del diritto, evitando contenziosi e scongiurando, in contesti di pregio come quelli del Patrimonio Mondiale, azioni di speculazione finanziaria che snaturerebbero per sempre il volto dei nostri borghi e territori. Viene fatto presente che anche lo strumento del credito di imposta andrebbe potenziato per i locatori, estendendolo a tutto l’anno 2020 e allargandolo anche alle categorie catastali C/2(Magazzini e locali deposito), C/3 (Laboratori per arti e mestieri), D/2 (Alberghi e pensioni), A/10 Uffici e studi privati, oltre alle botteghe e negozi (C/1).
“Le nostre richieste riguardano misure di carattere pratico, – conclude Pascucci – poiché l’importanza e le difficoltà di questo nostro impegno richiedono, ora più che mai, solidarietà, attenzione e sostegno da parte del Governo, perché le istituzioni e le amministrazioni locali non vengano lasciate sole in questo delicato momento e il nostro patrimonio non venga dimenticato.”