L’Istituto Villa Adriana e Villa d’Este – Villae ospita giovedì 19 settembre presso il Teatro Marittimo di Villa Adriana la performance artistica Did you ever fall in love again? di Ruben Montini, rappresentato da Prometeogallery di Milano.
Si tratta della prima di una serie di performance attraverso le quali le Villae propongono un serrato confronto sul tema del rapporto tra la pratica artistica, le radici culturali dell’ideale di bellezza e i valori paradigmatici di un immaginario classico connotato da sublimazione ed erotismo. In tal senso il sito archeologico di Villa Adriana rappresenta non solo un luogo emblematico, ma una costante fucina di stimoli ideali.
Nell’ambito di Level 0 – Art Verona, importante occasione di collaborazione tra musei e artisti contemporanei, il direttore delle Villae, Andrea Bruciati, ha scelto le personalità che devono confrontarsi con le suggestioni della dimora imperiale. Il primo artista, Ruben Montini (Oristano, 1986), si è formato presso l’Accademia di Belle Arti di Venezia e il Central Saint Martin’s College of Art&Design di Londra e ha partecipato a numerose mostre internazionali; la personale “MADRE” è in corso fino a marzo 2020 presso la Aleš South-Bohemian Gallery, Hluboká nad Vltavou nella Repubblica Ceca.
La sua ricerca artistica si caratterizza per l’uso di un linguaggio visivo al contempo radicale, romantico e nostalgico, con riferimenti alle opere realizzate dalle artiste femministe a cavallo tra gli anni ’60 e ’70 del Novecento. Il suo lavoro si focalizza su argomenti urgenti in riferimento a comunità che stanno cambiando la geografia sociale europea, analizzando cosa significhi essere cittadino del nostro tempo, migrante e parte della popolazione LGBTQI.
“Solo a uno sguardo attento – svela Ruben Montini della sua performance – i corpi si rivelano sotto un materiale solitamente usato per conservare e proteggere, ma indubbiamente anche per nascondere. Nascondere la natura stessa, troppo spesso non considerata tale”.
“Nuove possibilità creative – prosegue Andrea Bruciati – maturano nel fertile humus delle Villae, istituto in cui convergono esperienze diverse e che sta costruendo una nuova identità visiva e culturale, radicata nel passato, ma attenta al presente e decisamente proiettata nel futuro. Dopo aver indagato con la Biennale Internazionale d’Architettura di Venezia il sito di Villa Adriana come free space per eccellenza, la straordinarietà del patrimonio archeologico UNESCO quale queer space dell’immaginario emerge prepotentemente nell’ambito di questo progetto che interroga ancora una volta il nostro dna spirituale”.