Nel centro storico di San Vito al Tagliamento, in provincia di Pordenone, durante gli scavi di riqualificazione urbana di via Amalteo, nella piazzetta Peppino Impastato antistante la Biblioteca Civica Comunale, sono stati individuati alcuni resti delle strutture del Convento dei Domenicani edificato verso la metà del Quattrocento nel borgo di San Lorenzo, luogo in cui sorgeva anche la chiesa dedicata al Santo.
I lavori, condotti dall’Amministrazione Comunale, si sono svolti sotto la sorveglianza dell’archeologo Alexej Giacomini e sotto la direzione scientifica del funzionario archeologo Serena Di Tonto per la Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio del Friuli Venezia Giulia.
I resti messi in luce sono pertinenti alle fondazioni di strutture murarie obliterate nel corso del 1800 quando fu creata l’attuale piazza, come testimoniato anche dalle tavole del Catasto Austriaco.
Sebbene non siano state individuate le pavimentazioni degli ambienti, è stato possibile ricostruire le piante di alcuni vani attraverso le fondazioni dei muri perimetrali. I frammenti ceramici utilizzati per consolidare la malta dei muri confermano una datazione alla seconda metà del XV secolo.
Grazie alla cartografia storica settecentesca conservata nell’Archivio di Stato di Venezia che riproduce la pianta del Monastero, è inoltre stato possibile determinare la destinazione d’uso delle stanze riscoperte, almeno nell’ultima parte di vita di questa porzione del Convento – oggi sede della Biblioteca Civica. Sono stati individuati un ingresso, una stanza dedicata alla scuola, un piccolo cortile e la stanza dove era conservato il Buratto: si tratta di una macchina usata in passato per separare la farina dalla crusca.
Una volta completata la documentazione delle strutture rinvenute, la georeferenziazione e le riprese fotografiche, effettuate grazie anche all’ausilio di un drone, l’area è stata ricoperta con geotessuto, sabbia e terra per assicurarne la conservazione.
Il progetto di riqualificazione prevederà pannelli informativi per restituire alla cittadinanza i frammenti del perduto passato.
Fonte: Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio del Friuli Venezia Giulia