Che i famosi templi di Paestum in antico stessero in mezzo a una città fiorente, non è facile da spiegare ai tanti visitatori che oggi vengono da tutto il mondo a vedere il sito magno-greco meglio preservato: perché, mentre i templi sono meravigliosamente conservati, le case di chi li costruì sono ridotte a tratti di muretti di difficile lettura. La risposta elaborata dal Parco Archeologico di Paestum insieme all’Istituto Universitario “L’Orientale” e alla Federico II di Napoli è di ricostruire una casa greca del V sec. a.C. con le tecniche e i materiali dell’epoca.
Un progetto di “archeologia sperimentale” dunque, come sono molto diffusi nell’ambito dell’archeologia preistorica e medievale, ma pressoché totalmente assenti nell’archeologica classica della Magna Grecia. “Non si tratta solo di un modo per far capire ai visitatori cosa significava vivere in una colonia greca di V sec. a.C. – afferma il direttore del Parco, Gabriel Zuchtriegel – è anche un percorso di ricerca, che ci darà delle risposte a molti interrogativi, per esempio quante risorse erano necessarie per costruire una casa e per manutenerla a quei tempi. Il progetto sarà un’integrazione significativa dell’offerta di visita ma anche della ricerca sull’antica Magna Grecia. Per realizzarlo, abbiamo bisogno della partecipazione di cittadini e associazioni che siano coinvolte attivamente in questo percorso”.
Per discutere del progetto e per coinvolgere la cittadinanza, il Parco Archeologico ha organizzato un workshop pubblico che si terrà il 15 febbraio nel Museo Archeologico Nazionale di Paestum. Tra gli ospiti il prof. Marco Valenti dell’Università di Siena e il prof. Giuliano Volpe dell’Ateneo barese, due esperti del Medioevo con importanti esperienze nell’ambito dell’archeologia sperimentale.
“La collaborazione fra il Parco Archeologico di Paestum e l’Università “L’Orientale” continua con questa importante iniziativa, finalizzata a rendere più chiaro ai visitatori il modo di vivere in una colonia magno-greca – afferma il professore Fabrizio Pesando – La scoperta e lo scavo della casa arcaica detta di Mnastor, oggetto della ricerca dell’Orientale, potrà infatti fornire importanti informazioni sulla struttura e sulla funzione delle stanze di un’abitazione di VI secolo a. C., rappresentando un punto di riferimento per il progetto di ricostruzione che si andrà a discutere nel corso del workshop”.
Con il progetto, che si elaborerà proprio nel corso del workshop, si porrà in essere un metodo di lavoro rigoroso, dove il risultato finale non sarà solo il manufatto in sé, ma anche l’insieme delle conoscenze che si ricaveranno durante tutto il lavoro di ricerca.