E’ stata presentata ieri a Napoli la collaborazione fra la Paranza delle Catacombe di San Gennaro e la Parmacotto per il progetto di restauro conservativo del Vestibolo Superiore delle catacombe più importanti del Mezzogiorno d’Italia.
Una sponsorizzazione privata, dunque, che servirà a recuperare e conservare gli affreschi perduti (da gennaio 2018) e dare maggior valore al lavoro silenzioso dei ragazzi del Rione Sanità, che da anni si occupano di preservare e rendere fruibile il complesso ipogeo.
Andrea Schivazappa, amministratore delegato Parmacotto, nel corso della conferenza stampa ha spiegato che una prima donazione di 30.000 euro permetterà la conservazione e il recupero degli affreschi nell’ambiente più antico del livello superiore della catacomba, una cappella gentilizia realizzata con molta probabilità agli inizi del iii secolo. In stile pompeiano, per la tipica partitura dei soffitti, semplice e lineare, e per l’uso dei colori, dal rosso porpora al giallo ocra all’azzurro, conserva le pitture cristiane più antiche del sud italia.
Grazie all’impegno della cooperativa “Paranza delle Catacombe di San Gennaro” oggi le catacombe sono tra i siti più visitati del capoluogo campano: solo nel 2017 il sito è stato visitato da 100.000 persone incrementando il numero dei visitatori, rispetto all’anno precedente, di circa il 30%.
“La Paranza rappresenta, a livello nazionale, un esempio di buona gestione.” – ha commentato Per Paolo Giulierini, direttore del Museo Archeologico Nazionale di Napoli. Le iniziative innovative messe in piedi dalla cooperativa sono diverse: per esempio, nel bookshop delle catacombe, sono già presenti da anni i prodotti enogastronomici come souvenir – modalità di promozione che al MiBACT è in discussione proprio in questi giorni. “Oggi – ha aggiunto Giulierini – si dimostra come la capacità gestionale non si affranca dalla conservazione. I vecchi tromboni che vanno dicendo che oggi si fa solo valorizzazione oggi vengono ampiamente smentiti. Mentre si recepisce la collaborazione con uno sponsor di livello nazionale, mentre si dà un chiaro esempio di capacità imprenditoriale di giovani che hanno cultura e coraggio, si presenta un’operazione di recupero che attiene al tema scientifico della ricerca e della tutela”. Per il direttore del MANN “i corsi di formazione dovrebbero essere fatti quì senza chiamare professori universitari che non hanno mai gestito nulla. Chi sta in campo è un modello per tutti”.
I restauri, ha spiegato Michele Gargiulo della Dafne restauri, “saranno un intervento mirato a salvaguardare un’opera che, per la sua ubicazione, merita prima di tutto uno studio volto ad elaborare una strategia di tutti i lavori necessari. Questi saranno divisi in step e noi cercheremo di coinvolgere tutto l’apparato universitario presente in città per creare una sinergia tra il cantiere e gli atenei. Si sperimenteranno nuovi processi con materiali innovativi, come i prodotti a base di nano calce, e alla fine restituiremo un’opera di sicuro valore. Si comincerà agli inizi di gennaio con lo studio preliminare e poi si procedera con i veri e propri lavori che dureranno tra i due e i tre anni. In questo lasso di tempo – conclude gargiulo – abbiamo pensato anche a delle visite guidate al cantiere per far sì che questo sia un momento di grande coinvolgimento per tutta la città di Napoli”.