Sono da ieri aperti al pubblico 187 ambienti restaurati Ostia Antica: posti sulla sinistra del Decumano, saranno una vera una tentazione per chi desideri immergersi nella scoperta della vita quotidiana a Ostia antica nel II secolo d.C.. E per chi, davanti ai portici dei magazzini e alle decine di tabernae commerciali, immagini il viavai di individui e carretti lungo l’arteria principale dell’antica città portuale. Gli edifici restaurati sono quelle che ac-compagnano il visitatore appena superato l’ingresso antico di Porta Romana e si susseguono per un terzo del Decumano, offrendo un avvicendarsi di monumenti pubblici e privati, terme, insulae e botteghe commerciali.
E’ il risultato di 4 anni di lavori che hanno risarcito i paramenti dei setti murari e ridato vigore a strutture emerse dagli sterri dei primi del ‘900 e del 1939-40. Ogni ambiente è stato liberato dalla vegetazione infestante e studiato per individuare lesioni, punti deboli e precedenti interventi di restauro.
Il Decumano, prolungando il percorso della via Ostiense, attraversava l’intera Ostia, per una lunghezza totale di circa 2 chilometri. “Questo imponente restauro – ha spiegato Mariarosaria Barbera, direttore del Parco archeologico – ha consolidato e pulito gli edifici alla sinistra del Decumano per 670 metri lineari, su un percorso molto ricco di monumenti, magazzini e locali commerciali. Tra Portici, tabernae e domus – immaginiamole di due o più piani, come indicano l e scale ancora conservate – si aprono il cosiddetto Monumento Repubblicano, il Tempio Collegiale e la sede degli Augustali. Più in là il Caseggiato del Sole, esempio di edilizia residenziale e commerciale, e il Mitreo dei Serpenti, con gli affreschi protetti da una nuova copertura. Consolidati e restaurati, infine, i 31 ambienti nei quali si articolavano le Terme dell’Invidioso, che conservano ampi mosaici con figure marine. Si riaprono al pubblico 13mila metri quadrati di edifici restaurati con 1,8 milioni di euro, per una media di 138 euro al metro quadro”.
IL RESTAURO
Cinzia Morelli e Paola Germoni, archeologhe e responsabili dei lotti di cantiere, si sono avvalse della collaborazione di un’ equipe multi-disciplinare composta da archeologi, architetti, rilevatori, restauratori, operai e giardinieri.
“Archeologia e architettura hanno dialogato ed è stata perseguita la filosofia del minimo intervento, per ridurre l’invasività e consentire la reversibilità degli interventi” – fa sapere Cinzia Morelli, che spiega: “dopo il diserbo è stato eseguito il lavaggio con acqua e la spazzolatura a mano di tutte le superfici per eliminare i depositi superficiali e la patina biologica. E’ stata rinnovata la malta dove risultava erosa, reintegrate l e lacune con materiali originali o realizzati in fornace con le stesse metodologie seguite nel II secolo”.
“Con i dati recuperati in archivio e l’osservazione diretta dell’organismo edilizio sono state redatte schede che hanno guidato il nostro intervento: le informazioni sintetizzate sulle ortofoto di ogni singola parete hanno evidenziato i settori restaurati in passato, le lesioni recenti, le erosioni e l e cause di indebolimento da contrastare” chiarisce Paola Germoni. “Le ortofoto, inoltre, corredano modelli tridimensionali di ogni ambiente e facilitano la rilettura tecnica del restauro compiuto”.
Oltre all’invadenza della vegetazione, i fenomeni più gravi riscontrati interessavano la metà inferiore degli elevati e sono da attribuire alla risalita capillare dell’acqua, che causa la cristallizzazione dei sali. In simili condizioni l e variazioni di temperatura e umidità e soprattutto l’azione eolica finiscono per determinare processi erosivi dei materiali costruttivi.
I DATI ARCHEOLOGICI
In funzione dei restauri sono stati effettuati limitati interventi di scavo, mettendo in vista piani pavimentali in sesquipedali ed in opera spicata nelle tabernae, in mosaico o in lastre di marmo nell’impianto termale dell’Invidioso. In alcuni casi, all’interno degli ambienti, si sono evidenziati sistemi fognari preesistenti all’impianto. Pur essendo impossibile lasciare in vista le strutture evidenziate gli interventi hanno permesso comunque, attraverso la documentazione grafica e fotografica, di aggiungere nuove acquisizioni a con-ferma che la realtà ostiense, ad un secolo circa dai primi scavi, è ancora ricca di novità e ritrovamenti.
“Nuove opportunità di ricerca” nota Mariarosaria Barbera, “emergerebbero dalla prosecuzione degli scavi appena oltre Porta Romana. A sinistra del Decumano si notano strutture possenti che si inoltrano nel terrapieno e, dovessero rendersi disponibili risorse adeguate, suggeriscono la possibilità di svolgere ricerche stratigrafiche destinate a raccogliere informazioni sulle fasi storiche di Ostia successive al II secolo. E’ questo il periodo messo in luce dagli sterri di gran parte del Decumano, effettuati in gran fretta in vista dell’Esposizione Universale del 1942 e poi interrotti. La tecnica adottata, tutt’altro che scientifica, sacrificò gli strati tardo-antichi e medievali, per giungere alla fase di II secolo che oggi vediamo”.
VISITA GUIDATA ALLE AREE RESTAURATE
Il lavoro di diserbo, restauro e studio è partito da Porta Romana. Si arriva alla prima tra-versa sul decumano, detta via del Sabazeo e si incontrano 6 tabernae, ciascuna con un retrobottega, addossate ad un’area interna non sterrata a causa dell’interruzione dei la-vori alla metà del XX secolo. Le botteghe possono essere riconosciute dal visitatore grazie alla caratteristica soglia di travertino scanalato, atto a ospitare pannelli mobili di chiusura per i locali commerciali affacciati sulla strada.
Di fronte al Teatro ecco altre 12 tabernae, tutte visitabili, dietro l e quali si sviluppano imponenti magazzini: gli Horrea dell’Artemide che affiancano ad est gli enormi Horrea di Hortensius, ornata da oltre 50 colonne di tufo.
Ancora qualche passo e si giunge al cosiddetto Monumento Repubblicano, probabile mausoleo di I sec. a.C. rispettato dalle strutture di un portico che ospita sette tabernae.
Proseguendo lungo il Decumano si raggiunge il Tempio Collegiale, eretto dai fabritignuarii (potenti imprenditori attivi nell’ edilizia e nella cantieristica navale) sotto Commodo e dedicato all’Imperatore Pertinace, divinizzato dopo la morte nel 193 d.C. All’interno il visitatore trova resti del pavimento marmoreo che decorava il vestibolo d’accesso e il cortile che circonda l’ara posta di fronte a una scalinata.
Si arriva all’altezza della via degli Augustali, orientata obliquamente rispetto al Decumano come l e strutture che vi si affacciano. Alcune botteghe circondano su due lati la sede degli Augustali, un’associazione di liberti dedita al culto degli Imperatori. L’accesso alla sede, sempre sul Decumano, conduce alla visita degli ambienti perimetrali e del giardino centrale che si svolge intorno a una vasca rettangolare, con lati corti semicircolari. Ai lati della vasca sono stati rinvenuti i piedistalli sui quali dovevano trovarsi l e statue scoperte durante gli sterri della fine degli anni ’30. Il visitatore può penetrare nell’abside, aggiunta nel III secolo, e apprezzare resti di decorazioni verticali marmoree e due statue, una di Sabina, moglie di Adriano, raffigurata come Venere Genitrice e l’altra di Fausta, moglie di Costantino, interpretata come Pudicizia. L e statue originali sono esposte nel museo, sul posto restano due repliche.
Superato uno stradello che si apre nella via del Mitreo dei Serpenti, si incontra il Caseggiato del Sole. Vi si trovano diverse unità abitative, composte da tabernae e abitazioni sovrapposte conservate fino al secondo degli almeno 3 piani originari. Nella stessa insula si trova anche il Mitreo dei Serpenti, protetto da un tetto appena ripristinato, che presenta un ambiente rettangolare con lunghi banconi e due affreschi raffiguranti serpenti variopinti tra festoni e arboscelli.
Si arriva alla via del Sole, asse che sul lato occidentale delimita l e Terme dell’Invidioso (I sec. d.C. con rimaneggiamenti di III s ec.) cui si accede da almeno 4 ingressi posti su ogni lato del complesso. Il restauro consente oggi la visita dei singoli ambienti termali. Si noti come la traversa sia stata invasa in gran parte dalla cospicua abside del frigidarium. Nell’angolo meridionale l’area identificata con l’insula dell’Invidioso ospita una bottega di vendita del pesce con un mosaico in tema, che riporta la scritta inbidiosos (invidiosus).
I 13mila metri quadrati di restauri conservativi si esauriscono all’altezza della via della Sèmita (sentiero) dei Cippi, l’antica strada che delimitava l’area del Castrum nel IV secolo a.C.
Fonte: Parco archeologico di Ostia Antica