Il ventennale dell’iscrizione dei monumenti di Modena nella World Heritage List è stata occasione per proporre il Workshop “Vivere e Condividere il Sito UNESCO” sui Processi Partecipativi nella gestione dei Beni dichiarati Patrimonio Mondiale dell’Umanità, organizzato dall’Ufficio UNESCO di Modena.
Alla mattinata di lavori hanno partecipato Matteo Rosati – UNESCO Office Venice, Adele Cesi – Segretariato Generale Ufficio UNESCO, Mariangela Busi – Ufficio UNESCO Mantova e Sabbioneta, Carlo Francini – Site Manager sito UNESCO Centro Storico di Firenze, Marcella Morandini – Direttore Fondazioni Dolomiti UNESCO, Francesca Masi – sito UNESCO di Ravenna, Valeria Redaelli – sito UNESCO di Crespi d’Adda, Paola D’Orsi – sito UNESCO Centro Storico di Siena e Francesca Piccinini – sito UNESCO di Modena.
Il confronto è partito dai punti fermi espressi dalla Convenzione di Faro, per la quale la conoscenza e l’uso dell’eredità culturale rientrano fra i diritti dell’individuo a prendere parte liberamente alla vita culturale della comunità e a godere delle arti sancito nella Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo (Parigi 1948) e garantito dal Patto internazionale sui diritti economici, sociali e culturali (Parigi 1966). La Convenzione integra gli strumenti internazionali esistenti, chiamando le popolazioni a svolgere un ruolo attivo nel riconoscimento dei valori dell’eredità culturale, e invitando gli Stati a promuovere un processo di valorizzazione partecipativo, fondato sulla sinergia fra pubbliche istituzioni, cittadini privati, associazioni, soggetti che la Convenzione all’art. 2 definisce “comunità di eredità”, costituite da “insiemi di persone che attribuiscono valore a degli aspetti specifici dell’eredità culturale, che desiderano, nell’ambito di un’azione pubblica, sostenere e trasmettere alle generazioni future”. Essa vede nella partecipazione dei cittadini e delle comunità la chiave per accrescere in Europa la consapevolezza del valore del patrimonio culturale e il suo contributo al benessere e alla qualità della vita.
Da qui nascono le più recenti attività di tutela e valorizzazione dei siti del Patrimonio Mondiale italiano, che affondano sì le radici nel rapporto con il territorio e con le comunità che vi risiedono ma hanno un respiro più ampio, sovraregionale ed internazionale.
“Con l’approvazione di un documento per l’integrazione di una prospettiva di sviluppo sostenibile nei processi della Convenzione del Patrimonio Mondiale”, nel 2015, si riconosce finalmente che il Patrimonio Mondiale è parte integrante del mandato di UNESCO di contribuire allo sviluppo equo e sostenibile, alla pace e alla sicurezza. – ha spiegato Matteo Rosati – Il documento afferma con decisione che se il settore del patrimonio non abbraccia pienamente lo sviluppo sostenibile e non ne raccoglie i benefici reciproci, si troverà ad essere vittima, invece che fattore, del cambiamento. L’applicazione pratica di tutto ciò nella realtà quotidiana della gestione di un bene è una sfida che richiede competenze, capacità, e risorse di diversa natura, e che rappresenta non un esercizio saltuario ma un processo continuo e faticoso.”. In questa ottica, dunque, momenti di confronto come quello di Modena risultano indispensabili.
Adele Cesi ha presentato la struttura del Rapporto Periodico sulla Convenzione del Patrimonio Mondiale, che è “un esercizio di auto valutazione”. Nella letura dei dati, all’interno di questo momento di autovalutazione, alcuni fattori possono essere fortemente positivi e negativi nel loro impatto – a seconda del sito preso in questione (si pensi al turismo nelle città d’Arte) e devono essere attentantamente valutati. Allarma infatti la mancanza di meccanismi efficaci di controllo, poiché risulta che in Europa solo la metà dei siti riportano programmi di monitoraggio completi con indicatori – rilevanti per le esigenze di gestione dei siti stessi.
Mariangela Busi ha invece introdotto i risultati della sperimentazione del “Mantova e Sabbioneta Heritage Center”, portata avanti fra il 2014 e il 2017 – che ha visto la creazione di uno spazio temporaneo aperto al pubblico nel centro storico di Mantova con l’obiettivo di verificare la possibilità di rivolgersi ai cittadini attraverso approcci “non istituzionali”, puntando sulla partecipazione informale come strumento di coinvolgimento attivo per la diffusione dei valori che caratterizzano il sito, e la sensibilizzazione verso i temi della tutela e dell’assunzione di responsabilità personale verso il Patrimonio inteso come Bene Comune.
L’esperienza di Firenze, presentata da Carlo Francini, si rifà alla “Maratona dell’Ascolto”, processo partecipativo attuato nel 2015, aperto alla cittadinanza. Attraverso la metodologia del multi-stakeholder strategy si è posto al centro della discussione le criticità del sito Patrimonio Mondiale emerse dal Rapporto Periodico del 2014, raccogliendo possibili modalità di risoluzione e idee creative da parte della comunità locale. Per ogni Tavolo Tematico, durante la Maratona dell’Ascolto sono stati evidenziati tre punti: gli ostacoli percepiti, le soluzioni, le idee.
Marcella Morandini ha raccontato del processo #Dolomiti2040 portato avanti dalla Fondazione che ella dirige. #Dolomiti2040, coinvolgendo i portatori di interesse, ha raccolto proposte ed idee che – dopo essere state rielaborate ed integrate fra loro – contribuiscono alla Strategia Complessiva di Gestione del Bene. “Per i partecipanti, #Dolomiti2040 ha rappresentato un’inedita occasione di confronto, insieme all’opportunità di immaginare come vivere nelle Dolomiti di domani. – ha spiegato la Morandini – secondo le linee guida della Fondazione, che ha il compito di favorire la comunicazione e la cooperazione fra i territori direttamente coinvolti dal riconoscimento UNESCO allo scopo di assicurare un’efficace gestione del Bene e contribuire allo sviluppo sostenibile.”
Il Sito UNESCO di Ravenna è stato recentemente al centro di un importante Accordo di valorizzazione, siglato da Ministero dei Beni e delle Attività culturali e del Turismo, Regione Emilia-Romagna, Provincia e Comune di Ravenna che costituisce un’opportunità di portata straordinaria per il futuro di tutti i beni storico-artistici del territorio ravennate. “L’Accordo permette di incrementare e rafforzare, in un quadro di rapporti sinergici fra i diversi attori istituzionali, le politiche pubbliche di conservazione, valorizzazione e fruizione dell’area ravennate. – ha spiegato Francesca Masi – Si tratta dell’inizio di un percorso che guarda ad ulteriori forme di partecipazione e coinvolgimento di altri soggetti pubblici e privati, l’Archidiocesi, le fondazioni bancarie e gli altri enti territoriali, in un contesto di ripensamento della cultura intesa come partecipazione, per promuovere il diritto al patrimonio culturale, che può rivelarsi autentica «scuola i democrazia».”
Valeria Redaelli ha introdotto “Il nostro Futuro lo decidiamo noi”, ossia il processo partecipativo per l’approvazione del Piano particolareggiato di Crespi D’Adda che, oltre alle tradizionali assemblee pubbliche sulla questione, havisto organizzare dei tavoli di lavoro, aperti ai cittadini, che affrontassero le principali tematiche legate alla realtà di Crespi: ABITARE, LAVORARE, VISITARE E CONSERVARE. Al momento il Piano particolareggiato è stato adottato dal Consiglio comunale e pubblicato il 23/08/2017, in attesa della definitiva approvazione.
Paola D’Orsi ha spiegato gli step del processo partecipativo di valorizzazione e promozione delle Mura di Siena, bene di proprietà demaniale di interesse culturale in consegna alla Soprintendenza che nel Piano di Gestione del Sito UNESCO è oggetto di attività per mantenere il secolare rapporto tra la città costruita e gli spazi verdi compresi all’interno della cinta muraria. Con un protocollo di intesa del 2014 sono arrivati in città importanti fondi a sostegno del progetto e, mentre la complessa procedura di progettazione e finanziamento si metteva in moto, “Il Comune di Siena, in accoglimento del principio di sussidiarietà orizzontale sancito dall’art. 118 della Costituzione, ha approvato il Regolamento che disciplina la collaborazione tra cittadini e amministrazione per la cura e la rigenerazione dei beni comuni urbani, attraverso Patti di Collaborazione. – ha spiegato la D’Orsi – Per esempio, con l’iniziativa <<Adotta un’area o un monumento>> sono stati coinvolti di tutti quei soggetti interessati a fornire, a titolo gratuito, qualsiasi attività diretta a raggiungere tali fini, dai volontari alle Contrade”.
In chiusura, Francesca Piccinini, ha raccontato del progetto partecipato “È la mia vita in Piazza Grande” (settembre 2013-giugno 2014), gestito e promosso dal Coordinamento Unesco dei Musei Civici con l’intento di coinvolgere attivamente i cittadini modenesi in una presa di coscienza collettiva dell’importanza e del significato del luogo. “A questa esperienza si collega la mostra fotografica organizzata in occasione del Festivalfilosofia 2017, dedicato alle Arti nell’ambito del ventennale del Sito presso i Musei del Duomo e all’interno della Ghirlandina, Obiettivo Sito Unesco. Il Duomo, la Torre e la Piazza nella fotografia d’autore, aperta fino al prossimo 10 dicembre 2017, ma soprattutto il contest fotografico #obiettivounescomodena finalizzato alla realizzazione di un calendario del ventennale.”
Ai temi della partecipazione è collegata anche l’indagine di qualità condotta nel corso del 2016 su un campione significativo di cittadini e di visitatori del Sito, campagna volta ad individuare i punti di forza e i punti di debolezza della gestione del Sito ai fini dell’aggiornamento del Piano di gestione, ma anche ad acquisire informazioni sul significato e sul valore attribuito al riconoscimento Unesco.