Onna continua il suo percorso di rinascita attraverso la riscoperta e la valorizzazione della sua storia più antica: il forte senso di appartenenza della comunità al proprio territorio si manifesta sempre più nella volontà di riscoprire le proprie radici. E le indagini archeologiche condotte nel 2016 nell’ambito dei lavori per la riqualificazione della stazione ferroviaria si sono rivelate una formidabile occasione per aprire una finestra sul passato. I lavori hanno infatti messo in luce 46 tombe con notevoli corredi, pertinenti ad una necropoli vestina solo parzialmente indagata, databile fra VIII e II sec. a.C.
I segreti della necropoli di Onna – nel più ampio quadro delle attività di tutela archeologica nell’area del capoluogo e del cratere sismico – sono state presentate mercoledì 6 settembre nel corso dell’incontro promosso dall’Associazione “Onna onlus” e dalla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per L’Aquila e cratere, presso “Casa Onna”. Ne hanno parlato con l’Associazione e i cittadini la Soprintendente Alessandra Vittorini e gli archeologi che hanno diretto ed eseguito lo scavo: Rosanna Tuteri, funzionaria archeologa della Soprintendenza, Gabriella Cercone e Dario Mangolini, in un confronto moderato dalla giornalista Michela Corridore.
L’attività di tutela svolta dalla Soprintendenza dell’Aquila attraverso il costante monitoraggio territoriale e attraverso l’applicazione delle norme riguardanti l’archeologia preventiva, costituisce una risposta concreta non solo agli obblighi di tutela ma anche alle attese della popolazione. L’archeologia preventiva può – e deve essere – alleata della ricostruzione: per salvaguardare le radici di un territorio ricostruendone la storia, con l’obiettivo di conoscere e rispettare l’identità dei luoghi attraverso la valorizzazione del passato, in sinergia con le azioni di recupero economico e sociale.
Anche per questo la Soprintendenza ha cercato di ampliare il campo di interesse ed indagine sul tema, coinvolgendo gli istituti MIBACT più autorevoli e più direttamente impegnati nel settore.
Hanno già assicurato piena disponibilità nel programma di studio sia l’Istituto Superiore per la Conservazione e il Restauro (ISCR), diretto da Gisella Capponi – con il quale si stanno definendo gli accordi per le attività connesse al restauro dei reperti e al micro-scavo dei sedimenti conservati all’interno dei vasi funerari, con l’obiettivo di raccogliere informazioni circa eventuali offerte di cibo – sia il neonato Museo delle Civiltà (MUCIV), diretto da Filippo Maria Gambari, con il quale la Soprintendenza ha già stipulato un importante Accordo di collaborazione scientifica per lo studio dei numerosi resti ossei recuperati, non solo a Onna ma anche in altri contesti della zona aquilana. Alla stipula è seguita la tempestiva consegna (nel luglio scorso) di tutti i materiali rinvenuti, per l’immediato avvio degli studi. Si tratta di 110 cassette contenenti resti scheletrici umani provenienti da diversi siti del territorio aquilano (Onna e Amiternum) e dalla stessa città dell’Aquila (via della Polveriera e area adiacente la Chiesa di Santa Giusta) che ricoprono un arco cronologico amplissimo, dalla Protostoria al tardo Medioevo.
“Si tratta di collaborazioni di alto livello scientifico che proiettano a livello nazionale la realtà del territorio del cratere sismico aquilano e le sue testimonianze più antiche, aprendo la strada, allo stesso tempo, ad un approccio interdisciplinare. – afferma la Soprintendente Alessandra Vittorini L’Aquila e il Cratere possono costituire in tal senso un laboratorio e un esempio per gli altri territori colpiti da eventi sismici e attualmente impegnati in percorsi di ripresa e rinascita”.
Gli specialisti antropologi del Museo delle Civiltà, coordinati da Luca Bondioli e Alessandra Sperduti, hanno già avviato i loro studi che si baseranno sull’integrazione dei dati archeologici con quelli biologici, offrendo una migliore comprensione delle caratteristiche e delle condizioni di vita delle antiche comunità. Il Servizio di Bioarcheologia del Museo curerà lo studio antropologico dei resti scheletrici. In particolare verranno effettuate analisi volte alla ricostruzione degli aspetti legati alle ritualità funerarie, la paleodemografia, lo stato di salute, la nutrizione e la mobilità. Accanto ai tradizionali metodi di studio dei reperti ossei e dentari, saranno applicate tecniche di micro-scavo (per il recupero degli scheletri infantili sepolti in coppi) affiancate da radiografie, TAC, analisi fisico-chimiche e paleogenetiche.
Le operazioni di pulizia e riorganizzazione dei materiali sono iniziate da pochi giorni, ma il primo esame dei reperti ha già restituito un caso interessante relativo all’individuo maschile adulto sepolto nella tomba 45 che risulta affetto da una patologia ossea molto rara e fortemente invalidante: l’uomo, pur impossibilitato a partecipare alle attività produttive, è stato evidentemente accudito e mantenuto in vita dagli antichi abitanti di Onna.
Fonte: MiBACT