Il Comitato Direttivo della Commissione Nazionale Italiana per l’Unesco nella riunione odierna ha deciso la candidatura della “Perdonanza Celestiniana” a Patrimonio Immateriale dell’Umanità per l’anno 2018.
La celebrazione del Perdono, successivamente chiamata “Perdonanza”, istituita nel 1294 da Papa Celestino V, rappresenta il primo giubileo al quale potessero accedere anche i poveri ed i diseredati. Riveste un’importanza straordinaria non solo per l’aspetto spirituale ma anche per la valenza sociale e politica in quanto la pergamena contenente il testo dell’indulgenza, la Bolla, fu consegnata dal Papa alla città dell’Aquila, che ne divenne la custode.
La cerimonia della Perdonanza, che si svolge il 28 e 29 agosto e alla quale vengono invitate le autorità religiose, ancora oggi mira a rinsaldare i legami interni alla comunità laica e credente.
L’importanza straordinaria del rito della Perdonanza del’Aquila risiede dunque nel messaggio di pace, solidarietà e riconciliazione che da oltre 700 anni diffonde tra gli uomini.
Ma che cosa è la Perdonanza Celestiniana? Per molti una vera e propria rivoluzione. Umile eremita in ritiro sulla Maiella abruzzese, prima che Pontefice e Santo poi, Pietro Angelerio dal Morrone allargò i confini dello Stato Pontificio a tutte le classi sociali, a quanti, che fossero essi mercanti o contadini, se pentiti dei loro peccati potevano finalmente ricevere l’assoluzione della pena, senza dover corrispondere moneta alcuna come consuetudine dell’epoca. Il 28 e il 29 agosto di ogni anno a L’Aquila si rinnova il rito solenne della Perdonanza, l’indulgenza plenaria perpetua che Celestino V, la sera stessa della sua incoronazione a pontefice, concesse a tutti i fedeli di Cristo.
Prima di salire al soglio pontificio, Pietro Angeleri, questo era il suo nome secolare, aveva trascorso molti anni di vita eremitica in una grotta sul monte Morrone, vicino Sulmona, ricevendo dai suoi devoti l’appellativo di Pietro del Morrone.
Il 5 luglio 1294 fu designato dal conclave riunito a Perugia come successore di papa Niccolò IV, la cui morte (1292) aveva lasciato la sede vacante per più di due anni. Dall’eremo di Sant’Onofrio al Morrone nel quale si era ritirato, Pietro, a dorso di un asino e avendo come palafrenieri re Carlo II d’Angiò e suo figlio Carlo Martello, mosse alla volta di L’Aquila.
Il 29 agosto 1294 nella basilica di Santa Maria di Collemaggio, costruita per sua stessa volontà e consacrata nel 1288, fu eletto papa. Alla cerimonia solenne parteciparono oltre ai due re, cardinali e nobili, ma soprattutto un immenso popolo, composto, secondo le fonti, da più di duecentomila persone, che ricevettero dal nuovo pontefice un dono di portata straordinaria. Quanti confessati e sinceramente pentiti, dai vespri del 28 agosto fino ai vespri del giorno 29, festa di san Giovanni Battista, avessero visitato devotamente la basilica di Collemaggio, avrebbero ricevuto contemporaneamente la remissione dei peccati e l’assoluzione dalla pena. Fino ad allora, l’indulgenza plenaria era stata concessa solo a favore dei crociati in partenza per la Terra Santa e ai pellegrini che si recavano alla Porziuncola di Assisi. Appannaggio per lo più dei ricchi, che in cambio di sostanziose elemosine avrebbero ottenuto almeno la remissione parziale dei peccati, a L’Aquila il Perdono sarebbe stato rinnovato annualmente e concesso anche a poveri e diseredati.
L’indulgenza celestiniana apparve da subito nella sua valenza spirituale ma anche nel suo significato politico, in quanto occasione per accrescere il potere economico e civile della giovane città. Lo straordinario evento giovò a L’Aquila enormemente poiché «diffuse molto lontano la sua fama e grande impulso ne ebbero lo sviluppo edilizio, il popolamento da parte delle genti del contado e i traffici che si cominciavano ad allacciare» .
Il Comitato Direttivo della CNIU nella stessa sede ha riconosciuto il dossier della “Cerca e cavatura del tartufo.Conoscenze pratiche e tradizionali” idoneo quale candidatura secondaria ed ha deliberato il sostegno alla candidatura transnazionale “L’arte dei muretti a secco”, che ha come Paese capofila Cipro.