di Claudio Bocci -Direttore di Federculture – Consigliere Delegato Comitato Ravello Lab-Colloqui Internazionali
Nelle scorse settimane il Mibact ha designato Palermo ‘Capitale italiana della cultura 2018’. A pochi giorni di distanza dalla pubblicazione della graduatoria riguardante l’Avviso ‘Progettazione per la cultura’ che ha assegnato, per la prima volta, importanti risorse finanziarie alla progettazione integrata di area vasta. Si tratta modalità di azione che hanno in comune l’idea di porre la cultura al centro di un processo di pianificazione strategica e di progettazione integrata e partecipata per lo sviluppo dei territori che, se potrà consolidarsi, potrebbe cambiare radicalmente l’approccio alla cultura come leva di sviluppo sociale ed economico.
Nel pomeriggio di martedì 31 gennaio scorso, ha suscitato una certa emozione assistere alla cerimonia di designazione della Capitale italiana della cultura per il 2018 e, nei saloni del Mibact, vedere schierati 10 Sindaci di città italiane, grandi e piccole, tutti con fasce tricolori, in attesa di un responso che ne avrebbe, purtroppo, premiata una sola: Palermo. Inserita nella Lista del Patrimonio Mondiale Unesco per il percorso Arabo-Normanno, la capitale siciliana potrà ‘capitalizzare’ quanto già realizzato in termini progettuali e costruire un nuovo percorso di sviluppo centrato sulla cultura. In effetti, il lavoro della Commissione di valutazione, guidata dal Prof. Stefano Baia Curioni, non è stato agevole a causa di una qualità progettuale che, via via che si consolida l’approccio sistemico strettamente connesso alla buona pratica importata dall’Europa, è in costante aumento. Dalle migliori esperienze europee emerge, infatti, la positività di una modalità di pianificazione strategica che, ponendo al centro dello sviluppo urbano un progetto culturale, è in grado di integrare altre dimensioni di intervento -dalle infrastrutture alla mobilità, dalla riconversione di spazi industriali dismessi all’intervento sulle periferie-, attraverso attività centrate sulla cultura e coinvolgendo attivamente la società civile. La convinzione che si sta facendo strada nel Mibact è che, al di là dell’interesse della città designata, il valore del Programma risiede nella progressiva introduzione, nelle città che intendono misurarsi con il percorso di candidatura, di un processo ‘bottom-up’ che favorisce l’affermazione di un orientamento di pianificazione strategica a base culturale’ in grado di ripensare la città e proiettarla verso un nuovo modello di sviluppo più aderente alla sfida dell’economia della conoscenza, tipico delle società post-industriali. Con il modello ECoC – European Capital of Culture, infatti, la cultura cessa di essere un ambito ‘settoriale’ di competenza di una delega assessorile e diventa la piattaforma in cui l’intera Amministrazione si mette in gioco con l’ambizioso obiettivo di ridisegnare il volto della città attraverso uno sforzo progettuale interdisciplinare in grado di coinvolgere il mondo della ricerca, di attivare un proficuo rapporto di partenariato pubblico-privato, di alimentare il ruolo innovativo delle industrie creative, di assicurare l’attiva partecipazione dei cittadini, la cui legacy resterà comunque patrimonio dell’intera comunità. E proprio in occasione della designazione di Palermo a Capitale italiana della cultura, il Ministro Franceschini ha dichiarato che si intende proseguire nella sperimentazione avviata che riprenderà nel 2020, dopo l’anno che vedrà Matera Capitale europea della cultura.
A ben vedere, si tratta della stessa ‘filosofia’ che ha animato l’Avviso Mibact ‘Progettazione per la Cultura’, finalizzato a favorire una più ampia visione strategica e l’innalzamento della qualità progettuale dei territori. Con una dotazione di risorse di 5,6 milioni di euro, i Comuni delle regioni del Mezzogiorno (Campania, Puglia, Basilicata, Calabria e Sicilia) sono stati invitati a predisporre progetti integrati di valorizzazione e gestione, anche a fini turistici, del loro patrimonio culturale in ambiti territoriali di almeno 150.000 abitanti. Nonostante l’Avviso fosse stato reso pubblico l’8 giugno scorso e con la lunga estate di mezzo, alla scadenza del 5 settembre, ben 59 sono state le proposte progettuali presentate da diversi raggruppamenti comunali e 19 di questi sono stati valutati ammissibili e finanziabili per un importo medio di € 300.000. Gli Uffici del Mibact, con qualche sorpresa, hanno apprezzato lo sforzo progettuale mostrato dai territori e sono ora impegnati ad individuare risorse per poter sostenere i progetti valutati positivamente, presentati da altri 9 ambiti territoriali.
Anche grazie a questa misura, come sta già avvenendo per i dossier di candidatura a Capitale italiana della cultura, sta crescendo la consapevolezza che la sfida posta dal processo di sviluppo dei territori può essere superata e vinta solo se si afferma una governance che promuova e consolidi una cultura di pianificazione strategica e di progettazione integrata e partecipata tra diversi livelli istituzionali che, sola, può favorire una reale innovazione nel processo di valorizzazione delle risorse culturali centrata sulla gestione sostenibile delle risorse. Il risultato atteso dal poderoso sforzo messo in campo dai territori, dunque, è quello di promuovere nuovi modelli di gestione (pur previsti dal Codice dei Beni Culturali del 2004 ma che fanno fatica ad emergere) e favorire la produzione di valore attraverso nuove imprese culturali.
Entrambi i provvedimenti, – da tempo fortemente sostenuti da Federculture e più volte rilanciati nelle ‘Raccomandazioni’ di diverse edizioni di Ravello Lab-Colloqui Internazionali –, costituiscono una rilevante innovazione che impegna i territori a superare l’approccio puntuale invitandoli a sforzarsi di condividere una strategia d’area vasta e un reale progetto di sviluppo a base culturale, saldamente agganciato ad un modello gestionale sostenibile. Obiettivo fondamentale è quello di elevare la qualità della progettazione delle amministrazioni pubbliche locali in campo culturale, con particolare riferimento ad ambiti territoriali che possiedono radici identitarie comuni, al fine di favorire processi di integrazione e gestione delle risorse territoriali, condividendo una governance unitaria e favorendo un proficuo partenariato tra pubblico e privato.
Proprio in ragione della rilevanza metodologica dell’approccio integrato in chiave gestionale, Federculture sta lavorando per introdurre, magari a livello regionale e con l’aiuto delle Fondazioni di origine bancaria, il Fondo rotativo per la progettualità culturale uno strumento finanziario che sostenga la progettualità integrata sui territori.