L’immagine tradizionale di Siena è una città di mattoni. Ma non è sempre stato così, perché fin dal Medioevo fu anzi assai colorata. Soprattutto a partire dal ‘700 si diffusero infatti capillarmente le facciate con elementi decorativi in stucco o dipinti a trompe l’oeil: intonaci a imitazione di muri in pietra o mattoni, motivi geometrici o figurativi, membrature architettoniche e perfino intere rappresentazioni di porte e finestre.
“I Colori di Siena” di Elena Matteuzzi, edito da Nuova Immagine, ci guida alla scoperta di questo mondo ormai sbiadito: sintetizza il contesto storico, illustra gli aspetti stilistici e spiega i lati tecnici. Ritrovare i colori perduti di Siena è infatti un preciso dovere culturale e anche l’obiettivo di questo lavoro, perché un aspetto poco noto della città – di straordinario valore storico e testimoniale – merita di essere conosciuto e salvato. Per questo motivo l’architetto Elena Matteuzzi, bolognese classe 1981, laureatasi con una tesi in Restauro dei Monumenti – da cui è tratto questo lavoro – ha deciso di dedicare un testo di approfondimento sul tema. Particolarmente interessata allo studio, restauro e miglioramento sismico dell’edilizia storica e tradizionale, le abbiamo chiesto – a proposito di Siena, città patrimonio UNESCO dal 1995 – cosa potrebbe rendere il capoluogo toscano uno scrigno “sicuro”, vista la posizione prossima alle recenti faglie sismiche attivatesi.
“Il terremoto è diventato un argomento di notevole attualità: è dunque normale interrogarsi sulla vulnerabilità sismica di una città come Siena, uno dei tessuti urbani medievali più significativi e importanti d’Italia, anche se il discorso può essere ovviamente esteso al centro storico di tutte le città italiane. Da architetta restauratrice vorrei perciò fare alcune considerazioni al riguardo. – ha spiegato la Mattuzzi – Come quasi tutte le città italiane, Siena è stata più volte colpita dal terremoto fin dall’epoca medievale: già nel 1294 il cronista Sigismondo Tizio riporta ad esempio che a Siena accaddero “spaventosi tremuoti”, anche se l’evento più conosciuto e meglio documentato è sicuramente “l’orribil scossa della vigilia di Pentecoste”, ovvero il terremoto del 26 maggio 1798, accuratamente studiato dall’architetto Marina Gennari, che causò tre morti e gravi danni alla maggior parte degli edifici della città, incluso il Duomo che rimase infatti parzialmente inagibile per alcuni anni.” Il terremoto non è dunque un evento impensabile per Siena e il suo territorio; ciò che non si può prevedere in termini di potenza e capacità distruttiva o tempo si può però anticipare con politiche di prevenzione del rischio sugli immobili storici di valore inestimabile e dell’intera strutta cittadina.
“L’analisi degli attuali edifici del centro storico risulta fondamentale, perché grazie ad alcune analisi mirate e allo studio delle tipologie edilizie, della qualità delle murature e delle fasi costruttive è possibile simulare in modo molto efficace i possibili danni in caso di terremoto. Lo studio della vulnerabilità sismica risulta quindi indispensabile per la prevenzione: sapendo infatti quali edifici potrebbero crollare o lesionarsi seriamente in caso di terremoto l’Amministrazione Comunale, lo Stato ed altri enti pubblici potrebbero mettere in atto una serie di strategie di intervento a breve, medio e lungo termine”.
“A breve termine – spiega la Matteuzzi – si potrebbe strutturare un Piano di Protezione Civile in modo tale da non utilizzare come vie di fuga, vie di accesso dei mezzi di soccorso o punti di raccolta strade o piazze interessate dalla presenza di possibili crolli. Bisognerebbe diffondere la conoscenza di detto Piano nella cittadinanza ad esempio mediante la distribuzione di opuscoli, la pubblicazione sul sito web del Comune, alcune lezioni agli studenti delle scuole e una serie di incontri presso associazioni culturali e Società di Contrada. A medio-lungo termine, invece, bisognerebbe prevedere controlli e interventi di miglioramento o adeguamento sismico degli edifici di proprietà comunale, statale o provinciale, con destinazione d’uso abitativa sia di tipo pubblico, si dovrebbe inoltre studiare una serie di incentivi e finanziamenti per il miglioramento sismico degli edifici privati con destinazione d’uso abitativa, ricettiva o commerciale-terziaria, dando la priorità ai proprietari delle zone del centro storico considerate vulnerabili”.
Ma come si interviene concretamente su un centro storico come Siena, caratterizzato da un’edilizia minuta di qualità non molto elevata e da edifici medievali, nati generalmente come palazzi gentilizi, più volte rimaneggiati? “Semplicemente adottando, opportunamente aggiornati e migliorati, i metodi di consolidamento sismico in uso da secoli insieme ad altri di nuova invenzione appositamente studiati con i materiali attualmente disponibili. Un intervento di miglioramento non deve infatti alterare irreversibilmente il comportamento strutturale di un edificio storico, ma semplicemente potenziarne le caratteristiche positive.”. – conclude infine l’architetto.