di Martina Vacca – “La Basilicata esiste, è un po’ come il concetto di Dio: ci credi o non ci credi”… si apre con questo aforisma il celebre film di Rocco Papaleo, “Basilicata coast to coast”. Per dire che la Basilicata, piccola regione del sud, stretta tra Campania e Calabria, era per molti, in tempi ancora recenti, difficile da localizzare. Ma non è più così. Oggi la Basilicata, anche grazie a siti culturali e naturalistici sapientemente valorizzati da chi ci ha “creduto”, è più conosciuta e molto apprezzata, tanto da proporsi, soprattutto dopo il grande rilancio innescato da Matera e dai suoi Sassi, Patrimonio UNESCO dal 1993, come modello della promozione culturale e laboratorio di esperienze innovative, gratificanti ed esaltanti al tempo stesso, che fanno ben sperare e consentono di affermare, in maniera semplice ma efficace, che “con la cultura si può mangiare”.
Di questo e di altro abbiamo parlato con il governatore della Regione, Marcello Pittella.
Presidente Pittella, quali sono le modalità di sviluppo della gestione dei Fondi per la cultura da parte della Regione Basilicata nell’ambito del Programma Operativo Nazionale 2014-2020?
M. P. : Il Programma Operativo Nazionale “Cultura e Sviluppo” 2014-2020, chiamato in gergo PON, interviene esclusivamente sugli attrattori del patrimonio statale che sono localizzati nella regione con l’obiettivo di assicurare la loro tutela e salvaguardia, attraverso interventi di conservazione e protezione del patrimonio culturale. Associati agli interventi destinati agli attrattori, il PON prevede il sostegno alle imprese della filiera culturale che operano nelle aree contigue agli attrattori; ciò al fine di promuovere sviluppo economico e competitività dei territori.
Per la Regione Basilicata gli attrattori strategici destinatari delle risorse di questo Programma sono il Museo Nazionale Domenico Ridola e il Museo Nazionale d’Arte Medievale e Moderna entrambi a Matera, il Museo Nazionale della Siritide e Parco Archeologico di Herakleia di Policoro, il Museo Archeologico Nazionale di Metaponto, il Parco Archeologico dell’Area Urbana, Tempio delle Tavole Palatine a Bernalda, il Museo Archeologico Nazionale di Melfi, il Museo Archeologico Nazionale della Val d’Agri Teatro Romano che si trova a Grumento, il Museo Archeologico Nazionale e Area Archeologica di Venosa e il Castello di Lagopesole ad Avigliano. Gli interventi del PON Cultura sono complementari ed integrati con gli interventi del POR FESR 2014-2020 a sostegno dello sviluppo e della competitività delle imprese lucane.
Con la cultura si può fare “welfare”?
M.P. : In Basilicata stiamo già sperimentando concretamente quello che abbiamo sempre pensato: la cultura va considerata come un vero e proprio comparto produttivo che ha bisogno di creatività e di supporti finanziari per sviluppare economia, impresa, lavoro. Purtroppo per molto tempo la cultura è stata considerata come un mondo a parte, finalizzata solo, per così dire, alla crescita della conoscenza. Invece, riteniamo sia molto di più. La cultura è trasversale a tutti i comparti produttivi e può essere lo strumento utile a far aumentare veri e propri posti di lavoro. Lo abbiamo visto a Matera. E’ stato sufficiente candidare la città a capitale europea della cultura per far crescere in modo straordinario il turismo. E dopo che è stata proclamata capitale europea della cultura molti giovani hanno deciso di fermarsi in Basilicata facendo investimenti e avviando start up innovative. In questo cammino è stato fondamentale il ruolo della Regione che dall’inizio lo ha accompagnato non solo attraverso la allocazione di specifiche risorse economiche, ma anche sviluppando una programmazione coerente con la sfida di Matera2019.
I Sassi di Matera sono un sito culturale importante per la regione. Quanto ha contato, nel successo della candidatura di Matera a Capitale Europea della Cultura, essere un sito UNESCO e come si sta preparando la città al suo anno più importante?
M.P. : La Basilicata è una regione resiliente che ha saputo trasformare le difficoltà in momenti positivi di crescita. A partire proprio da Matera che ha raccolto e superato tante sfide: una città povera che il 21 settembre del 1943 seppe ribellarsi al nazifascismo prima di tutte le altre città del sud e guadagnandosi recentemente la medaglia d’oro al valore civile; nel dopoguerra venne dichiarata in Parlamento “Vergogna nazionale” per le cattive condizioni igienico sanitarie che vivevano gli abitanti nei Sassi e nel 1993 quegli stessi Sassi sono diventati Patrimonio Mondiale dell’umanità, anche in questo caso, prima città del sud a essere inserita nella lista UNESCO; nel 2009, dieci anni prima del 2019, un gruppo di ragazzi ebbe la felice intuizione di candidare Matera a capitale europea della cultura. Anche questa sfida, grazie ai cittadini e a tutte le istituzioni che, uniti, hanno guidato e accompagnato questo cammino, è stata vinta e Matera è stata la prima città del Sud a guadagnarsi questo titolo. La città, dopo un po’ di ritardo, ha ripreso a camminare velocemente verso il 2019, realizzando i progetti contenuti nel dossier di candidatura, a partire da quella che sarà la prima scuola europea di Open design. Il programma culturale, infatti, che ha guadagnato il consenso della giuria europea, non si basa su eventi, ma tiene al centro la crescita culturale delle persone che dovranno produrre innovazione e creatività.
Matera gode quindi di un patrimonio storico recuperato in tempi relativamente recenti e reso fruibile al turismo anche attraverso forme innovative di ricettività. Ad esempio, é stata fra le prime città in Italia a introdurre il modello dell’albergo diffuso. Su quali altre originali possibilità di valorizzazione si sta ragionando per dare risalto e incremento al sito?
M.P. : Il lavoro fatto a Matera è straordinario perché ha consentito, pur fra mille difficoltà, di mettere in campo un recupero conservativo in grado di valorizzare questo straordinario patrimonio storico che tutto il mondo ci invidia. Dopo la fase del recupero, reso possibile grazie a finanziamenti dello Stato, e che ha consentito il ritorno degli abitanti nei Sassi, oggi è il momento di guardare ad altre forme di valorizzazione. Penso alla necessità, ad esempio, di guardare a un turismo di qualità. Non a caso nel dossier di candidatura di Matera2019, non si parla di turisti, ma di abitanti temporanei. I Sassi di Matera sono un patrimonio storico importante, ma sensibile e fragile, che va protetto dalle masse di turisti mordi e fuggi. Vorremmo abitanti temporanei di Matera che non vengano solo a vedere quello che la città è in grado di offrire, ma vengano a vivere soprattutto una esperienza, magari anche producendo qualcosa di utile e di innovativo per la comunità e per il Paese. E’ questa la filosofia che guida le attività previste dal dossier di candidatura di Matera2019, ed è in questa direzione che vogliamo muoverci per consegnare i Sassi ai nostri figli meglio di come li abbiamo trovati. E’ una responsabilità che ci vede tutti impegnati, a partire ovviamente dal Comune di Matera.
Qualche mese fa è stata candidata a sito UNESCO, con l’approvazione del Consiglio regionale, Maratea un’altra località lucana, ubicata sul versante tirrenico della regione. Quali sono i punti i forza di questa candidatura? Ci sono altri siti UNESCO e altre possibili candidature in Basilicata?
M.P. : Il Consiglio regionale ha approvato all’unanimità una mozione del consigliere del PD Vincenzo Robortella, sottoscritta in Aula anche da Polese sempre del PD e da Pace del Gruppo Misto, che impegna la Giunta regionale a sostenere ed avviare ogni azione utile per l’inserimento del sito di Maratea nella lista propositiva italiana del Patrimonio Culturale dell’UNESCO, ala così detta Tentative List Nazionale, contribuendo alle attività di gestione, di predisposizione e di trasmissione di tutta la documentazione richiesta dall’UNESCO. La presenza di Maratea in questa lista potrebbe rivelarsi una carta vincente per lo sviluppo del territorio, e diventa un grande catalizzatore di attenzione e di valorizzazione per consentire lo sviluppo di forme di turismo legate all’ambiente, alla cultura ed alla storia dei luoghi. L’accesso nella Lista del Patrimonio Mondiale è divenuto nel tempo un obiettivo sempre più ambito a livello nazionale e transnazionale. La Global Strategy sollecita esami preliminari sempre più rigorosi affinché tale Lista sia rappresentativa, bilanciata e credibile. Perché un sito sia iscritto deve, quindi, presentare un eccezionale valore universale e soddisfare almeno uno dei dieci criteri di selezione illustrati nelle Linee Guida per l’applicazione della Convenzione del Patrimonio Mondiale. I criteri sono regolarmente aggiornati dal Comitato in modo da riflettere l’evoluzione del concetto stesso di Patrimonio Mondiale. Il sito di Maratea, la cui eccezionale bellezza è da sempre riconosciuta, rappresenta uno speciale valore universale che soddisfa i criteri di autenticità, così come definiti dalle Linee Guida. La candidatura di questa città rappresenta una importante ed irrinunciabile occasione di valorizzazione del patrimonio naturalistico, ambientale, paesaggistico della città ed un’opportunità di sviluppo turistico. Per queste ragioni al momento ci fermiamo a Maratea. Poi vediamo.
Di recente la Basilicata, in controtendenza rispetto alle altre regioni italiane, ha chiesto l’aumento della quota di migranti destinata. Le politiche di accoglienza e di integrazione che la Regione intende mettere in atto prevedono un inserimento dei migranti nelle attività culturali? E in che termini?
“M.P.: Il governo ha assegnato alla nostra regione la quota di mille migranti da accogliere. Noi abbiamo ritenuto di poter fare di più e abbiamo chiesto di accoglierne il doppio. Nel 2015 ho manifestato personalmente la volontà del governo regionale di andare anche oltre la quota di riparto nazionale dei flussi migratori, offrendo di accogliere fino a 2000 migranti. Questo perché la giunta regionale, che ho l’onore di presiedere, considera l’accoglienza un’opportunità che, se ben strutturata, può essere un’occasione di sviluppo per il territorio. Soprattutto per le aree interne. Ci sono circa 2800 richiedenti asilo in tutta la regione, di cui 185 minori non accompagnati. Oltre 44mila migranti hanno un lavoro, al 90% con un contratto. Oltre la metà lavora in agricoltura. Vuol dire che gli stranieri rappresentano il 13% circa della forza lavoro totale, cioè più di un lavoratore su 10 è straniero. Nella zona di Metaponto le cifre sono anche più elevate: su 34mila lavoratori, 14mila sono stranieri. Sono in 460 gli operatori lucani a lavorare intorno ai progetti per l’accoglienza e sono 55, oltre un terzo, i Comuni ad aver accettato di ospitare migranti nei loro territori.
Come è nato e cos’è il progetto “We are the people?”
M.P. . Abbiamo incontrato Naguib Sawiris, il magnate egiziano che voleva acquistare un’isola per poter accogliere i migranti che transitano lungo la rotta del Mediterraneo, lo stesso che aveva annunciato di voler investire 100 milioni di dollari per aiutare i rifugiati a creare una comunità stabile. Dopo aver capito la politica di accoglienza lucana ha scelto noi, la Basilicata, per realizzare i suoi progetti. E così abbiamo firmato un accordo per realizzare il progetto economico e sociale soprannominato “We are the people” per favorire la crescita del territorio e garantire l’accoglienza dei rifugiati. I dettagli sono allo studio, ma il modello seguito sarà di un’accoglienza diffusa sul territorio. A tal proposito ho già avviato una interlocuzione con il presidente del Consiglio Matteo Renzi. Gli dirò che ci sono persone in grado di lavorare per lanciare un grande progetto di inclusione sociale di quanti fuggono dalle guerre e dalla miseria.