Si è aperta ieri con il “Laboratorio UNESCO – Esperienze di Gestione integrata nei territori in vista della VII Conferenza Nazionale dei Siti UNESCO” la XII edizione di Ravello Lab – Colloqui Internazionali, uno spazio di confronto fra specialisti, amministratori, studiosi e tecnici che operano nel campo della cultura e della promozione culturale.
Diversi gli interventi che si sono susseguiti, l’interessante apporto degli intervenuti ha focalizzato l’attenzione sulla questione della “gestione”, il mantenimento, la cura, dei siti UNESCO e in senso lato di tutto l’ingente e ricco patrimonio di beni culturali, dai musei alle strade storiche, che caratterizzano l’intero patrimonio italiano.
L’introduzione del dibattito è stata affidata a Maria Grazia Bellisario, Direttore Sevizio Coordinamento e relazioni internazionali – Ufficio UNESCO del MiBACT, coadiuvata da Francesco Caruso, Consigliere del Pesidente della Regione Campania per i Rapporti Internazionali e l’UNESCO ed Enrico Vicenti, Segretario Generale della Commissione Nazionale Italiana per l’UNESCO.
A portare la testimonianza delle diverse esperienze di “gestione integrata” dei siti UNESCO i rappresentanti delle Regioni Campania, Piemonte e Lombardia, tre letture diverse per una infinità di input che conducono – seppure per vie diverse – allo stesso principio: ogni bene UNESCO, dalle città creative alle città fortificate, fino alle aree MAB, è una “perla della quale va curata l’ostrica se si vuole creare una bella collana”, parafrasando le metafore utilizzate da Vicenti e Caruso nel corso dei lavori. Esplicando il concetto, utilizzato in maniera trasversale nell’intero pomeriggio di lavori, ogni sito UNESCO non è e non deve essere concepito né gestito come un punto di eccellenza del territorio ma vive con il territorio, esso stesso ne fa parte e viene gestito in armonizzazione con esso. Per questo si è parlato ampiamente del “Piano di Gestione”, strumento indispensabile sia per entrare nella World Heritae List che per mantenere questa illustre posizione, che rende i siti UNESCO un plausibile modello di gestione integrata con le così dette “buffer zone” e il territorio.
L’adozione di un Piano di Gestione integrato per un bene culturale, a prescindere dal suo inserimento nella WHL dell’UNESCO, comporterebbe dei benefici a livello gestionale, amministrativo, di crescita economica del territorio, di costruzione del senso di appartenenza e quindi di ruolo della cittadinanza nella tutela e valorizzazione di quel bene. Con quali strumenti si realizzi, con quale percorso, sarà dunque il tema del Panel 1 in programma per venerdì 21 a Ravello Lab 2016.