Si è concluso il progetto Storie di scatti, memorie di luoghi. Connessioni fotografiche al Castello di Racconigi, promosso dalla Direzione regionale Musei Piemonte e risultato tra i vincitori dell’avviso pubblico Strategia Fotografia 2020, sostenuto dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della cultura, collocandosi al primo posto nella graduatoria del settore Conservazione.
Sotto il coordinamento di Alessandra Giovannini Luca, già responsabile delle collezioni e dal novembre scorso direttrice del Castello, e Roberta Bianchi, responsabile del Laboratorio di restauro della Direzione regionale Musei, sono stati realizzati interventi di conservazione, catalogazione e digitalizzazione su oltre 2.700 scatti, suddivisi in 43 album databili tra il 1890 e il 1940, riferibili a paesi extraeuropei, dall’Uzbekistan all’Egitto, dal Sudamerica all’Afghanistan, dalla Palestina alla Turchia, dalla Tunisia al Giappone. Si tratta infatti di fotografie organizzate come cronache di viaggio o souvenir fotografici, nella maggior parte dei casi ricevute in dono dagli ultimi due re d’Italia, Vittorio Emanuele III e Umberto II. Daniela Giordi e Silvio Ortolani della ditta Sisho fotografia & archivi hanno restaurato sia le stampe fotografiche, nella loro varietà tecnica ed esecutiva, sia gli album che le raccolgono, eterogenei per materiali e lavorazione. L’intervento è consistito nella pulitura a secco dei supporti cartacei e delle stampe fotografiche e fotomeccaniche, nel risarcimento delle carte, delle interfoliazioni e delle fotografie. Sono state restaurate anche le coperte degli album, alcune morbide in cartoncino o in pelle con foderatura interna in raso e altre rigide con anima in cartone o legno foderato con pelle, similpelle o seta.
La campagna di catalogazione è stata svolta da Tullia Garzena, storica dell’arte specializzata in storia della fotografia, con la supervisione scientifica di Pierangelo Cavanna, tra i maggiori esperti di questo ambito disciplinare in Italia. Le ricerche e gli approfondimenti così effettuati hanno permesso di precisare le vicende legate alla produzione e alla circolazione delle immagini, confermando la straordinarietà del repertorio visivo custodito nella raccolta fotografica del Castello di Racconigi, una fonte significativa per la conoscenza di luoghi, costumi, fatti storici e consuetudini socio-culturali. Di diversi album è stato individuato l’autore, come quelli con le fotografie scattate a Tripoli da Luigi Costa e a Toledo, in Sudamerica, da José Vera Costa, mentre per altri è stata definita la datazione, come per la serie relativa all’Afghanistan e al Kirghizistan risalente al periodo 1923-1928. È stato, inoltre, possibile riconoscere persone e luoghi immortalati nelle fotografie: volti, personaggi, infrastrutture urbane e monumenti storici hanno ritrovato un’identità precisa tra eventi istituzionali e istantanee di vita privata. Le schede degli album possono essere consultate liberamente sul Catalogo generale dei Beni Culturali al seguente link: https://catalogo.beniculturali.it/search?query=2021&refineQ=racconigi
L’accurato lavoro di digitalizzazione eseguito, in parallelo alle operazioni conservative, sull’intero nucleo oggetto dell’intervento consentirà di sviluppare nei prossimi mesi un percorso di fruizione digitale online di alcuni album.
Prosegue così, esteso ora all’intera sezione di fotografie storiche relativa a paesi extraeuropei, il recupero e la valorizzazione del patrimonio custodi nei depositi del Castello di Racconigi, il cui fondo fotografico era stato già oggetto di appositi interventi nelle edizioni 2019 e 2020 del progetto Sleeping Beauty, promosso e finanziato dalla Direzione Generale Musei del Ministero della cultura.
Se la fotografia storica costituisce uno dei principali segmenti del patrimonio nascosto al Castello di Racconigi, con oltre 18.000 scatti, l’obiettivo di aprire nuove opportunità di conoscenza ha guidato sia la recente apertura del percorso di visita Vita privata di un re in collaborazione con l’Associazione Le Terre dei Savoia, sia iniziative per rendere fruibili tesori inediti celati nei depositi, tra cui innanzitutto quelli dell’Armeria che riunisce oggetti provenienti da continenti diversi.
Fonte: Uff. Comunicazione Direzione regionale Musei del Piemonte – Ministero della cultura