E’ stata prorogata al 31 agosto la mostra di Villa d’Este “Après le déluge. Viaggio fra opere riemerse e misconosciute” sulle opere e i reperti archeologici recuperati dal Comando Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale. Info >>
Il progetto si inserisce in una programmatica e intensa attività di cooperazione con i Carabinieri, iniziata nel 2019 con la consegna all’Istituto della cosiddetta Arianna, un coperchio di sarcofago in marmo, collocato nel chiostro di Villa d’Este. La mostra, Après le déluge, contempla l’esposizione e la valorizzazione di oltre 40 reperti antichi distribuiti tra l’Antiquarium del Santuario di Ercole Vincitore e le sale del piano nobile di Villa d’Este. Si tratta di un recupero effettuato dal Comando Carabinieri Tutela del Patrimonio Culturale, unitamente alla Polizia Svizzera, seguendo tracce investigative che dal territorio italiano, oggetto di scavi clandestini, conducevano al porto franco di Ginevra. Considerata la vicenda del recupero e il valore scientifico dei reperti ancora inediti e in corso di studio, l’allestimento progettato ha connotazioni laboratoriali, con la presenza di casse e di supporti minimi.
A corredo dei reperti archeologici, a Villa d’Este è presente anche un nucleo di opere su tela e supporto fotografico, per la prima volta esposte in una istituzione museale, dall’iconografia rispondente all’idea di paesaggio in età moderna e contemporanea.
Si tratta di capolavori provenienti da collezioni private, che spesso hanno affinità con la storia delle Villae, riguardanti nello specifico: Philipp Peter Roos detto Rosa da Tivoli, Francesco Graziani, Francesco Guardi, Guglielmo von Plüschow, Guido van der Werve, oltre a frammenti di quadri importanti della cerchia di Salvator Rosa, Nicolas Poussin, Giovanni Paolo Pannini e Giovanni Fattori, ancora in fase attributiva.
Le origini del Comando Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale risalgono al 1969 quando l’Italia diventò così la prima nazione al mondo a dotarsi di un organismo di polizia specializzato in questo settore. Il Comando opera alle dipendenze del MiBACT e si occupa di contrastare tutte le violazioni di legge in materia di patrimonio culturale in particolare, scavi clandestini; furti, commercio, falsificazioni ed esportazioni illegali di opere d’arte – anche ecclesiastiche; nonché danneggiamenti in danno del paesaggio, di monumenti ed aree archeologiche. Inoltre, esso svolge periodicamente attività di monitoraggio e controllo di siti archeologici terrestri e marini e di siti UNESCO patrimonio dell’Umanità; opera all’estero tramite Interpol e collabora costantemente con Organismi Internazionali quali UNESCO, ICCROM, ICOM, UNIDROIT, ICOMOS, per lo sviluppo di attività formative e di sensibilizzazione del pubblico e degli operatori di settore.
Per quanto riguarda l’impegno dell’UNESCO in materia, si ricordano: la Convenzione per la protezione dei beni culturali in caso di conflitto armato (1954) adottata a seguito della massiccia distruzione del patrimonio culturale durante la Seconda Guerra Mondiale e la Convenzione concernente le misure da adottare per interdire e impedire l’illecita importazione, esportazione e trasferimento di proprietà dei beni culturali (1970), primo strumento internazionale dedicato alla lotta al traffico illecito di beni culturali in tempo di pace. Nel 1999 è stato adottato un secondo protocollo alla Convenzione del 1954 che prevede l’istituzione di un Comitato per la protezione dei beni culturali in caso di conflitto armato che opera in stretta collaborazione con il Direttore Generale dell’UNESCO. Composto da 12 stati eletti per quattro anni, il Comitato decide circa i siti a protezione rafforzata e gestisce aiuti internazionali dal Fondo per la protezione dei beni culturali in caso di conflitto armato.