I ministri della cultura Dario Franceschini per l’ Italia, Michelle Müntefering per la Germania e José Manuel Rodríguez Uribes per la Spagna hanno sottoscritto un appello per la Cultura. Ne riportiamo il testo, così come messo a disposizione del MiBACT.
“Come riuscire a sopportare le restrizioni ai contatti sociali?”
Come proteggere se stessi, ma anche gli altri? Come tutelare se stessi e le proprie famiglie senza trascurare gli altri?
Tali domande si pongono in questi giorni a ognuno di noi e, allo stesso modo, a ogni Governo: agiamo assieme o ognuno pensa prima a se stesso non appena la situazione si fa seria? L’emergenza dovuta al coronavirus è uno stress test per la comunità europea. La scelta fra egoismo e solidarietà sarà decisiva anche per il futuro dell’Europa.
La lotta contro il virus mostrerà se tornerà a diffondersi in Europa il male più pericoloso: la malattia degli egoismi nazionali che nella storia dell’Europa ha già causato milioni di vittime.
In questi giorni ci rendiamo dolorosamente conto del fatto che la pandemia, che è una sfida per noi tutti, non conosce né cittadinanza né nazionalità. Il virus è l’invisibile nemico di tutti.
Se per arginarne la diffusione, adesso si devono chiudere i confini e i contatti fisici devono essere ridotti al minimo, questo vuol dire che in Europa ora dobbiamo promuovere e rafforzare ancor di più il dialogo e la coesione sociali.
Ora che, per tutelare la nostra salute, dobbiamo rinunciare, per un certo periodo di tempo, a spostarci liberamente, ci rendiamo conto dell’importanza delle libertà sociali e percepiamo il vuoto che lasciano quando mancano: la vivacità della vita condivisa.
In quest’emergenza la cultura della solidarietà è il miglior antidoto. Una comunità solidale ci aiuta – nelle nostre dirette vicinanze come anche nella Comunità Europea – a superare questo periodo difficile.
È possibile imparare dalla storia, così come ora mettiamo a frutto i risultati scientifici per le nostre azioni politiche: i presupposti li abbiamo. È essenziale superare la crisi assieme e farlo in maniera adeguata.
La forza della nostra politica internazionale della cultura e dell’educazione può dare, proprio adesso, un contributo sostanziale aiutando a essere più compatti nel momento del bisogno.
Da molti anni, in Europa agiamo a livello transfrontaliero. Abbiamo potenziato e consolidato la cooperazione culturale e la diplomazia scientifica. Facciamo ricerca assieme sui cambiamenti ambientali e sulla scarsità delle risorse, facciamo musica assieme, impariamo e viviamo assieme.
È giusto e importante che nei nostri Paesi abbiamo adottato tempestivamente aiuti finanziari a sostegno anche dei numerosi operatori creativi e delle istituzioni culturali, la cui esistenza è in pericolo. Questa è la base per consentire, dopo la crisi, la fruizione comune di arte e cultura. Anche se già oggi presagiamo che questa crisi lascerà tracce profonde, siamo tuttavia convinti che in futuro il sipario tornerà ad aprirsi nei teatri dell’opera e sui palcoscenici teatrali, che la gente tornerà ad affollare le sale cinematografiche, che i giovani torneranno a frequentare i festival, a ballare e ad abbracciarsi.
Nel frattempo assistiamo alla trasformazione digitale e all’impatto delle tecniche digitali sulla società globale, in cui la gente interagisce in modo innovativo e la platea si amplia. Vediamo anche che la cultura può offrire soluzioni. Questi nuovi format sono molto di più di un aiuto alla sopravvivenza nell’emergenza. Ci offrono l’opportunità di accedere, senza fermarsi ai confini, a nuovi canali culturali e educativi nonché di contribuire alla creazione di un’opinione pubblica europea. Pertanto, abbiamo concordato di riflettere assieme sullo sviluppo e sul sostegno di forme digitali nella politica culturale internazionale. A tal fine, inviteremo operatori culturali e creativi dei nostri Paesi a un forum di discussione virtuale, previsto per la seconda metà dell’anno.
Le tante idee creative che stanno nascendo nel cuore delle nostre società civili e che vedono la luce in tutta l’Europa, soprattutto anche nello spazio digitale, ci incoraggiano e ci mostrano come superare questo periodo. Con i suoi impulsi, la società civile ci insegna come sviluppare gli spazi digitali a vantaggio di tutti: prendiamo le distanze dall’egoismo e andiamo verso una maggiore solidarietà. Un pensiero che ora deve servire da orientamento per tutti gli Stati membri. In questo modo anche l’idea europea supererà la crisi e ne uscirà rafforzata.
Sappiamo che sarà un percorso impervio. Non siamo ancora in grado di immaginare quali saranno le ripercussioni sulla nostra economia. Ancora non sappiamo quante persone perderemo, persone a noi care, che conosciamo, che ci sono familiari, con cui condividiamo questa terra. Pieni di sgomento e dolore commemoriamo assieme chi ha perso la vita a causa del virus.
Che cosa ne sarebbe di noi in questo momento, senza libri, film e musica in cui trovare rifugio e sostegno? Che cosa sarebbero le nostre società senza chi le ha create? Senza le artiste e gli artisti.
Siamo, pertanto, ancora più determinati a proteggere il nostro bene più prezioso: la fiducia in una convivenza solidale e nella forza della cultura”.