L’arte del Seicento “è ricomparsa” a Ferrara con la mostra CARLO BONONI – L’ultimo sognatore dell’Officina ferrarese, a Palazzo dei Diamanti fino al 7 gennaio 2018 . Un percorso espositivo dedicato all’artista ferrarese che costituisce un’occasione imperdibile per accostarsi a un capitolo della storia dell’arte affascinante anche se poco conosciuto.
La rassegna – la prima monografica a lui dedicata – è organizzata dalla Fondazione Ferrara Arte ed è curata da Giovanni Sassu, conservatore dei Musei d’Arte Antica della città estense, e da Francesca Cappelletti, docente di Storia dell’Arte Moderna dell’Università degli Studi di Ferrara. Per secoli Bononi, come del resto l’intero Seicento ferrarese, è rimasto in ombra, offuscato dal ricordo della magica stagione rinascimentale degli Este. Una lenta operazione di recupero critico ha progressivamente messo a fuoco la figura di un artista unico, che ha saputo interpretare in modo sublime e intimamente partecipato la tensione religiosa del suo tempo.
“Questa mostra è nata all’epoca della mostra su Zurbaran: raccontavamo un aspetto importante del ‘600 spagnolo, ci siamo riproposti di andare ad indagare su cosa accadesse nel frattempo nel seicento ferrarese. – ha spiegato Giovanni Sassu – Eravamo ad un anno dopo il terremoto e ci piaceva l’idea di portare all’attenzione del pubblico le opere che provenivano dalle chiese chiuse per il sisma. La grande sfida per arrivare a questo percorso è stata la ricerca: abbiamo voluto ricostruire la biografia e l’arte stessa di Bononi, del quale si sapeva piuttosto poco fino ad ora. Abbiamo spulciato archivi, aperto chiese e collezioni private per raccontare questa affascinante storia per immagini. Quando si costruisce una esposizione di questa tipologia è difficile scegliere come inquadrare l’artista e solitamente le strade sono due: ricostruirne il percorso attraverso la sua biografia o scegliere una chiave di lettura da proporre al pubblico. Noi abbiamo scelto questa ultima via e ci siamo immersi nell’arte del periodo: la pittura di Bononi presenta un’espressività ormai già barocca, ma guarda a Ludovico Carracci e al Guercino come ispirazione. La storia che raccontiamo parte da qui.”
Pittore di grandi cicli decorativi sacri e di pale d’altare, Bononi elabora un linguaggio pittorico che pone al centro l’emozione, il rapporto intimo e sentimentale tra le figure dipinte e l’osservatore. Negli anni drammatici dei contrasti religiosi, dei terremoti e delle pestilenze, il sapiente uso della luce e il magistrale ricorso alla teatralità fanno di lui uno dei primi pittori barocchi della penisola, come testimoniano le seducenti decorazioni di Santa Maria in Vado.
Bononi è stato anche un grande naturalista: nelle sue opere il sacro dialoga con il quotidiano. Tele come il Miracolo di Soriano o l’Angelo custode mostrano quanto sentita fosse per l’artista la necessità di calare il racconto religioso nella realtà, incarnando santi e madonne in persone reali e concretamente riconoscibili. In questa prospettiva, pochi come lui hanno saputo coniugare il nudo maschile con le esigenze rappresentative dell’Italia ancora controriformista di inizio Seicento: i suoi martiri e i suoi santi sono dipinti con perfezione potente e, al contempo, suadente, ma senza alcun gusto voyeuristico.Bononi non ha dipinto solo soggetti religiosi, è stato anche il sorprendente interprete di una classe di committenti colti e attenti alle arti, con preferenze spiccatamente musicali, inclini a contenuti figurativi un po’ licenziosi, come provano le varie redazioni del Genio delle arti, capolavori con i quali Bononi dialoga apertamente con Caravaggio e con i suoi seguaci.