E’ stato presentato alla stampa e al mercato ad inizio settimana AmaRè, l’amaro distillato da erbe, piante e agrumi provenienti proprio dal prestigioso orto botanico del Parco Reale della Reggia di Caserta, realizzato alle fine del 1700 dal giardiniere inglese John Andrew Graefer su richiesta della regina Maria Carolina d’Austria
Il prodotto – la cui produzione è curata da un’azienda locale, l’Antica Distilleria Petrone di Mondragone- è stato già “battezzato” alla rassegna Vinitaly tenutasi a Verona lo scorso aprile, a conclusione della procedura per l’affidamento del marchio “Reggia di Caserta”, concesso in esclusiva per quattro anni all’azienda del 32enne Andrea Petrone che occupa 11 dipendenti e presenta un fatturato annuo di 5 milioni di eur, creata dal 1858 da un suo avo e da allora caratterizzatasi per una produzione legata fortemente al territorio; già allora l’azienda lavorava per i Borbone, per cui produceva amari e altri liquori.
“Appena ho visto l’avviso pubblicato dalla Reggia di Caserta per la realizzazione di un amaro con il suo marchio non ho perso tempo – ha spiegato Andrea Petrone – ho partecipato e alla fine la mia azienda ha avuto la meglio. ‘AmaRè’ vuol dire Amaro del Re, ma sta anche per ‘amare’, nel senso di tenere alla cultura, alla storia, all’arte, all’ambiente, ovvero a tutto ciò che riguarda il nostro territorio, che è poi il vero punto di forza della mia distilleria”. Petrone ha in programma di produrre nei prossimi sei mesi 50mila bottiglie di Amarè, mentre in un anno la proiezione è di 100mila bottiglie, il cui costo si aggira sui 12-14 euro a pezzo.
“L’Amaro della Reggia – spiega – è completamente naturale, senza aromi e conservanti e dolcificato con zucchero di canna e ottenuto da 10 infusi di erbe, piante e agrumi del Giardino Inglese, un posto unico al Mondo”. Al momento sono già numerose le richieste per avere AmaRè, provenienti da tutta Italia, in particolare da grossisti e privati cittadini. Presente oggi alla cerimonia il direttore della Reggia Mauro Felicori, soddisfatto soprattutto perché a produrre l’amaro “è un’azienda del territorio”, in coerenza con la sua visione che pone “la Reggia patrimonio dell’Unesco al centro di un progetto di rilancio del Casertano e delle sue eccellenze”.
Fonte: ANSA.IT