Si è tenuto nei giorni scorsi a Rovigo un convegno di due giorni intitolato «Alfabetizzazione, apprendimento, arte. Il divario culturale delle aree rurali fragili», organizzato da Giorgio Osti dell’Università degli studi di Trieste in collaborazione con il Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali, Fondazione Culturale Responsabilità Etica, Banca Popolare Etica e Cooperativa Porto Alegre.
Se esista o meno un divario delle aree rurali fragili in termini di istruzione, formazione permanente e manifestazioni artistiche è tutto da dimostrare. I segnali negativi (peggiori prestazioni nei test, fuga dei cervelli, digital divide, mancanza di centri di ricerca) sembrano prevalere su quelli positivi che pure esistono: ri-organizzazione della scuola primaria e sperimentazione di nuove pratiche educative, buone capacità comunicative, straordinaria vitalità di fiere, festival, musei diffusi, residenze artistiche, tutte esperienze che mirano alla valorizzazione della diversità ecologica e culturale. La cultura, oltre che una forma del sapere, è un insieme di pratiche meritorie. Queste hanno una genesi, uno sviluppo ed effetti sulla comunità locale.
Il convegno, organizzato attraverso un call for cases nazionale, ha raccolto decine di esperienze virtuose che segnalano la fecondità della cultura per le aree rurali fragili : in questa due giorni di lavori si sono esplorati questi mondi, traendo da essi gli input necessari per proporre nuove chiavi di lettura e nuove proposte per avvicinare le aree rurali fragili all’opportunità di realizzarsi dal punto di vista culturale.
La formula utilizzata è stata quella con key note speaker iniziale e 6 sessioni di gruppo – con crica 30 presentazioni – al cui termine si è tenuta una tavola rotonda finale con le istituzioni. Il convegno ha approfondito il tema delle pluriclassi. Le aree marginali sono, spesso, caratterizzate dalla presenza di un’offerta formativa molto frammentata e di istituzioni scolastiche fortemente sottodimensionate. L’isolamento rispetto ai centri urbani e la carenza di collegamenti stradali accentuano questo problema, evidenziando, soprattutto per il primo ciclo di istruzione, esigenze di mantenimento del servizio nonostante il numero di alunni risulti al di sotto dei parametri previsti dalle norme di legge. La marcata diffusione nelle aree fragili di classi di numerosità esigua e di pluriclassi sotto i limiti consentiti richiede quindi una riflessione e un’analisi critica, a partire dagli approcci teorici sviluppati negli ultimi anni sul tema e dalle esperienze empiriche e dai casi di studio di pluriclasse provenienti dai territori.
Fonte: laricerca.loescher.it