“Abbiamo proposto che alle dieci priorità del Piano Juncker se ne aggiunga una undicesima, quella della cultura”. Con queste parole il Ministro dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, Dario Franceschini, ha spiegato ieri – al termine del Consiglio dei ministri della cultura che si è tenuto a Bruxelles – quali sono le proposte dell’Italia sul piano europeo. “Investire in cultura – ha sottolineato Franceschini – aiuta l’integrazione e fa bene all’economia europea”.
In base ai dati del board della Bei, lo “European Fund of Strategic Investments“, generalmente chiamato Piano Juncker, sarebbe finora riuscito a mobilitare 154 miliardi di euro di investimenti sui 315 previsti sino al 2018, grazie all’effetto leva di 27,5 miliardi di fondi europei. Con venti progetti eseguiti, l’Italia è il primo Paese europeo per l’attuazione, seguita da Grecia, Estonia e Lettonia. Nei 27 Paesi Ue finora coinvolti dal Piano Juncker, sono stati approvati 151 progetti infrastrutturali pari a un volume di finanziamenti Efsi di 19,8 miliardi. A questi si aggiungono 234 accordi di finanziamento per le pmi, pari ad altri 7,7 miliardi targati Efsi, di cui beneficeranno 377.000 imprese.
In Italia uno dei grandi limiti del Piano è di non aver portato implementazione significativa alla struttura geografico-produttiva del nostro Paese, che presenta tante micro-imprese e un forte sbilanciamento economico territoriale. Su venti progetti eseguiti in Italia sono uno è stato presentato al Sud, in Sicilia, e riguarda la raffineria di Milazzo, non ci sono progetti dedicati alle zone interne, soprattutto le aree appenniniche, in parte devastate dai recenti terremoti che hanno colpito Lazio, Umbria e Marche. In vista dell’eventuale European Fund of Strategic Investments – bis a lavorare alle modifiche del Piano Juncker sarebbe lo staff di Jyrki Katainen, l’ex premier finnico ora vice presidente della Commissione Ue con deleghe al lavoro, la crescita, gli investimenti e la competitività. Katainen punterebbe a facilitare le procedure del Fondo per favorirne le combinazioni con gli altri Fondi europei e a mobilitare l’European investment advisory hub allo scopo di aiutare nella realizzazione di progetti regioni, settori produttivi e imprese che abbiano scarsa dimestichezza con le procedure europee.