Firenze, 4 novembre 1966. Il fiume Arno straripa, a causa di una eccezionale ondata di maltempo, e le sue acque limacciose invadono la città, causando 35 vittime, danni per miliardi di lire, il danneggiamento e la perdita di opere d’arte, manoscritti antichi, testimonianze della storia di una delle capitali italiane della cultura.
A 50 anni di distanza si ritorna con la mente a quei momenti: sono dunque questi i giorni della memoria, nei quali le testimonianze personali si avvicendano ai documenti ufficiali e alle foto dell’epoca, si susseguono iniziative, si parla di catastrofi naturali e – mai come in queste ore – della necessità di preservare il patrimonio storico e culturale.
Nel mese di gennaio 2014, Progetto Firenze|Toscana 2016 – un organismo regionale convocata dall’Università degli Studi di Firenze e ora presieduto dal sindaco di Firenze e il presidente della Regione Toscana – ha invitato sei ingegneri e scienziati provenienti da Europa e negli Stati Uniti per formare un Comitato Tecnico Scientifico Internazionale (ITSC) per esaminare lo stato attuale della protezione dalle inondazioni per Firenze e per identificare misure che possono essere adottate per ridurre i rischi identificati di fronte alla città. L’obiettivo di 2016 Progetto Firenze|Toscana, infatti, è stato quello di promuovere per il cinquantesimo anniversario dell’alluvione del 1966 iniziative a carattere progettuale, scientifico, museale e di comunicazione per la realizzazione di attività recupero della memoria e di prevenzione per protezione delle persone, dei beni culturali, economici e ambientali a fronte di calamità future.
Dalla data di formazione, il Comitato si è riunito diverse volte ed i suoi membri hanno lavorato in costante comunicazione e interazione fra loro; il report dello studio concluso è stato presentato il mese scorso a Progetto Firenze|Toscana 2016, perché provvedesse a comunicarne l’esito e le relative osservazioni alle amministrazioni locali e al Governo italiano. L’intero documento è scaricabarile qui.
Forse potrebbe apparire superfluo ricordare che Firenze è riconosciuta come uno dei più grandi tesori del mondo dell’arte, della cultura e della storia del Rinascimento, nonché un sito del patrimonio UNESCO. “L’importanza della sua eredità non può essere sottovalutata e la sua salvaguardia è importante per i cittadini di Firenze, l’Italia, e la popolazione mondiale. – si legge nell’introduzione del report – La tragica alluvione di Firenze nel 1966, ha causato 35 morti, gravi danni a molte delle sue più preziose opere d’arte e ha minacciato la vitalità economica e sociale della città e dei suoi abitanti. A seguito di questo evento, persone provenienti da tutto il mondo si sono riunite per aiutare la città a recuperare e ripristinare le opere danneggiate, supportando la cittadinanza in ogni modo possibile. Gli Enti governativi hanno sempre sostenuto, da allora, che tali tragedie non si devono ripetere.” Eppure, l’ITSC ha concluso che Firenze rimane una città a rischio di inondazioni e che questo rischio cresce ogni giorno. “Il problema non è valutare la portata straordinaria dell’eventuale piena che può trasformarsi in una esondazione, se essa può essere maggiore o minore di quella verificatasi nel 1966. La domanda da porsi è solo una: quando?
Secondo lo studio dell’ ITSC, infatti, il livello di protezione che esiste a Firenze attualmente ancora non garantisce né una reale riduzione del rischio di inondazione, né tantomeno la necessaria salvaguardia per i cittadini e i tesori artistici e culturali che si trovano all’interno della città. Se, nelle condizioni attuali, si verificasse un alluvione simile a quella del 1966, le conseguenze per le vite umane, il patrimonio culturale, le infrastrutture, i beni privati potrebbero essere più catastrofiche di quanto non siano state cinquanta anni fa.
Analizzando i dati raccolti, l’ITSC ha verificato infatti che dal 1966 sono state adottate alcune azioni per ridurre il rischio di inondazioni, tuttavia, queste azioni non risultano essere sufficienti a fornire gli standard che ci si aspetterebbe per una città come Firenze. Nel 1996 fu creato un Piano di Bacino del fiume Arno, che descriveva le condizioni del fiume e descriveva e raccomandava le azioni ritenute necessarie per affrontare una eventuale piena e relativa rottura degli argini, secondo la situazione esistente 20 anni fa. Purtroppo, a causa della mancanza di opportune risorse per sostenere l’attuazione del Piano, la maggior parte dei progetti proposti non sono stati realizzati e molte delle azioni raccomandate nemmeno mai avviate o sono state gestite a rilento perché sotto-finanziate. Molte delle misure che sono state programmate nel 1996 sono poi state riproposte nel Piano idrogeologico (PAI) emesso nel 2005 e ancora una volta riprese dal Piano di Gestione dei rischi di inondazione (PGRA) che è stato approvato nel 2016 dall’Autorità di Bacino del Fiume Arno.
Il ITSC ritiene che, al ritmo attuale delle attività messe in campo, gli sforzi di riduzione dei rischi di inondazione in corso non garantiscono né garantiranno la sicurezza della città e del suo patrimonio per molti decenni a venire. Mentre i cittadini di Firenze e della Toscana possono venire a conoscenza delle potenziali inondazioni del fiume Arno, non hanno un’adeguata conoscenza della portata e del significato di questo inondazioni. E’ dunque fondamentale che i governi nazionali, regionali e locali lavorino insieme per comunicare tali rischi per il pubblico al pubblico, sviluppando un piano integrato per affrontare i rischi idrologici.
La tutela e preservazione della città di Firenze è un problema di rilevanza nazionale e internazionale. L’ ITSC suggerisce quindi che il governo italiano solleciti le istituzioni competenti (Firenze, Comune, Regione Toscana, Autorità di Bacino e Protezione Civile Nazionale) a preparare, in un tempo brevissimo, un piano globale di protezione, che integri misure strutturali e non strutturali, da inviare alla sua stessa attenzione. Il piano dovrebbe essere strutturato in modo da massimizzare il coordinamento tra le varie misure di mitigazione del rischio fino ad ora impiegate, per risolvere l’attuale frammentazione tra gli organismi responsabili. Il piano dovrebbe essere sufficientemente dettagliato per definire con precisione i necessari interventi, corredati da una precisa analisi di fattibilità basata sul rapporto fra costi e benefici, nonché da una programmazione temporale realistica per la loro attuazione. Il piano dovrebbe includere anche una valutazione globale dell’impatto socio-economico di un diluvio simile all’evento 1966, relativo Firenze e il suo patrimonio culturale. Il ITSC suggerisce inoltre che il Governo italiano nomini una commissione internazionale indipendente (tra cui nessun membro del ITSC) che possa servire come organo consultivo per la preparazione del piano globale.
Chiarita la necessità di programmare interventi ricognitivi, infrastrutturali, culturali, rispetto al rapporto fra Firenze e il suo fiume Arno, resta viva la questione del “quando?”