Si celebra oggi in tutto il mondo la Giornata Mondiale degli Insegnanti, istituita dall’UNESCO e dedicata quest’anno al tema della “parità di genere”, allo scopo di celebrare una professione che ha una grandissima dimensione femminile.
Come emerge dai dati pubblicati dall’Istituto UNESCO per la Statistica a livello mondiale le donne rappresentano il 62% degli insegnanti della scuola primaria; ma mentre molti paesi, soprattutto nell’Europea orientale, registrano picchi di oltre 98% di insegnanti donna, ci sono invece intere regioni, come l’Africa Sub-Sahariana, dove la componente femminile è molto scarsa e dove le condizioni di lavoro sono in via di peggioramento.
Il rapporto dell’UNESCO mette inoltre in evidenza alcune preoccupanti carenze su scala globale: mancano all’appello almeno due milioni di insegnanti per raggiungere l’obiettivo internazionale di garantire a tutti l’accesso all’istruzione primaria entro l’anno 2015, definito dagli accordi “Education for All” e dai Millennium Development Goals. L’insufficienza di insegnanti non riguarda peraltro solo i Paesi in via di sviluppo. Nonostante l’Africa Sub-Sahariana sia la regione più carente, anche gli Stati Uniti, la Spagna, l’Irlanda, la Svezia, ed anche l’Italia, rientrano nella lista dei 112 Stati che sono colpiti da questo problema.
Gli ultimi dati aggiornati, emessi da Eurostat, il 4 ottobre, dicono che in Italia la quota dei docenti di sesso femminile è del 71,2% nella secondaria è quasi il 96% alla primaria, tra i record al ‘femminile’ in Europa a livello di scuola elementare.
Sono svariati i motivi che portano alla larga prevalenza del genere femminile dietro la cattedra: lo stipendio ridotto degli insegnanti italiani (tra i 24mila e i 38mila euro lordi, in media poco meno di 30mila euro annui), rispetto ai docenti spagnoli e tedeschi (tra i 45mila e i 64mila euro lordi l’anno), i sempre lunghi tempi di attesa per l’assunzione a tempo indeterminato (in genere quasi a 40 anni di età anagrafica), ma anche le scarse possibilità di carriera professionale (un docente, nel 99% dei casi, rimane tale per tutta la vita).
Intanto, proprio mentre si festeggia la giornata mondiale degli insegnanti, Eurostat conferma che gli insegnanti italiani sono i più vecchi d’Europa: scorrendo i dati del 2014, emerge che l’Italia è prima nell’Ue per maestri delle elementari over 50 come anche per docenti della secondaria, sempre over 50.
Nella scuola primaria italiana, infatti, più di un maestro su due ha superato i 50 anni (53%), mentre alle medie e alle superiori si arriva addirittura al 58%. La media Ue è invece rispettivamente del 32,4% e del 38,1%. Alle elementari, molti maestri ‘vecchi’ ci sono anche in Bulgaria e Germania (42%) e Lituania (41%), mentre alle medie e alle superiori molti over 50 sono presenti in Estonia (50%), Lettonia (49%), Bulgaria e Germania (48%). I ‘prof’ più giovani invece sono a Malta (solo 15% di ultracinquantenni), Gran Bretagna (25%), Lussemburgo (26%) e Polonia (27%). Più maestre ci sono solamente in Lituania, Ungheria e Slovenia (97%), mentre i Paesi con meno differenze di genere e più maestri sono Danimarca (69%), Grecia (70%) e Lussemburgo (75%). Nelle scuole secondarie, medie e superiori, invece, c’è un maggior equilibrio: le insegnanti toccano il picco dell’83% solo in Lettonia e del 79% in Bulgaria, mentre c’è quasi un insegnante maschio su due in Olanda (51% di donne), Lussemburgo (53%), Danimarca (56%) e Spagna (57%).