Borghi da salvareBorghi da salvare

Un fondo da 100 milioni di euro, attivo dal 2017 al 2023, che dovrà finanziare gli investimenti nei piccoli Comuni, quelli con meno di 5mila abitanti, schiacciati dai vincoli del Patto di Stabilità. È questo il punto focale del disegno di legge che approda oggi nell’Aula della Camera per la discussione generale. Il voto finale è previsto per la fine del mese, poi il provvedimento passerà al Senato.

Dopo un percorso durato diversi anni (l’esame è iniziato a settembre del 2013), la prima lettura del provvedimento si avvia così verso la conclusione. Porterà semplificazioni in materia di banda larga, norme sugli alberghi diffusi e sul dissesto idrogeologico. I contributi stanziati saranno impiegati per la riqualificazione del patrimonio immobiliare in abbandono, la manutenzione del territorio con priorità alla tutela dell’ambiente, la messa in sicurezza di strade e scuole, la possibilità di acquisire case cantoniere e tratti di ferrovie dismesse da rendere disponibili per attività turistiche, la promozione delle produzioni agroalimentari a filiera corta. 

Aiuti utili, insomma, per lo sviluppo strutturale, economico e sociale delle aree in condizioni di maggior difficoltà. Come dimostra infatti lo studio del centro di ricerche Cresme per Legambiente e Anci (Associazione nazionale comuni italiani) di 5.627 piccoli enti, pari al 69,9 per cento del totale dei comuni italiani, sono ben 2340 quelli che soffrono di un forte disagio demografico ed economico. Paesi in via d’estinzione, divorati dallo spopolamento, spesso roccaforti di saperi e tradizioni che rischiano di trasformarsi in borghi fantasma.

“I piccoli centri concentrano il 90% delle nostre Dop e Igp agroalimentari – spiega il deputato Pd Ermete Realacci, primo firmatario del provvedimento – amministrano più della metà del territorio nazionale, in essi vivono oltre dieci milioni di italiani. Non sono un’eredità del passato, ma una straordinaria occasione per difendere la nostra identità, le nostre qualità e proiettarle nel futuro. Inoltre la nuova economia ha bisogno di banda larga, che non a caso è al primo posto tra le misure previste dal ddl: se si è connessi con il resto del mondo si può dare vita a iniziative economiche di grande scala anche in luoghi minuscoli”.

Siamo quasi in dirittura d’arrivoaggiunge il relatore oggi in Aula della legge Enrico Borghi (Pd)e mi pare che sia un gesto di significativo rilievo politico il fatto che, a un mese esatto dal gravissimo terremoto di Amatrice, il Parlamento sarà chiamato a votare misure concrete nell’indirizzo di territori e comunità delle aree interne e montane. Mi auguro che il percorso parlamentare sia caratterizzato dall’impegno di tutti i gruppi di contenere gli emendamenti, al fine di giungere rapidamente e al meglio al voto sul provvedimento che dovrà poi essere inviato al Senato”.

Fonte: Repubblica.it