SCAVI A CASAL BERNOCCHI - MALAFEDESCAVI A CASAL BERNOCCHI - MALAFEDE

Un mausoleo, un complesso termale e un’area destinata alla sepoltura: coprono cinque secoli le scoperte delle indagini archeologiche preventive condotte dalla Soprintendenza tra aprile e luglio 2015. Uno scavo effettuato all’interno di un’area privata sulla via Ostiense, in località Casal Bernocchi – Malafede, e destinata alla costruzione della chiesa ortodossa dell’Ingresso del Signore in Gerusalemme.

Le indagini, con la direzione scientifica dell’archeologo Alessandro D’Alessio, condotte in una zona finora a uso agricolo ed estranea a moderni interventi edilizi, hanno portato alla luce un contesto archeologico (forse un vicus, cioè un borgo rurale) che copre un periodo compreso tra il I e il V secolo d.C., di complessa stratificazione e interpretazione, ma in buon stato di conservazione.

Il mausoleo presenta due fasi costruttive ben distinguibili: la più antica è inquadrabile tra il I e il II secolo. Si tratta di un ambiente rettangolare, con il fronte principale in direzione della via Ostiense, e muri in opera mista di reticolato e mattoni che accolgono delle nicchie quadrangolari identificate come cinerari, per sepolture femminili. Il pavimento a mosaico, in tessere nere su fondo bianco, raffigura un kantharos, una coppa dalla quale fuoriescono tralci d’edera: la decorazione è scandita all’interno di una cornice rettangolare.
La seconda fase del mausoleo è costituita dalla realizzazione di un ambiente di modeste dimensioni, ricavato tramite un muro absidato realizzato con materiale di reimpiego, con pareti interne intonacate di rosso. Vari elementi portano a datare l’abbandono dell’edificio tra il IV e il V secolo.
L’impianto termale è caratterizzato da pavimenti con mosaici a campo bianco delimitati da cornici a doppio filare in tessere nere, tipici del repertorio geometrico di fine II secolo e della prima età severiana, nonché porzioni di intonaco dipinto in rosso e giallo antico anch’esse a motivi geometrici.
Di un ambiente absidale pavimentato in coccio pesto, probabilmente una sudatio o un laconicum (rispettivamente sauna umida e secca), si conserva l’ipocausto, caratterizzato da suspensurae costituite da pilae di bessali piuttosto ben conservate.
Il riscaldamento delle acque era assicurato da due praefurnia, l’uno addossato ad ovest della struttura absidata e l’altro situato a sud degli ambienti termali, dove sono state rinvenute opere di canalizzazione che probabilmente conducevano a una cisterna per l’approvvigionamento idrico dell’intero complesso.

Il settore occidentale dell’area è interessato dalla presenza di un lungo muro in opera laterizia, cui si addossa una necropoli con molteplici tipologie di sepolture (a cappuccina, a copertura piana, e a enchytrismos – sepolture in anfora).
Pochi gli elementi di corredo rinvenuti: un anello, bracciali e, in particolare, emissioni monetali che permettono di proporre una datazione fra il II e il III secolo. I materiali ceramici, per la maggior parte anfore reimpiegate come copertura delle deposizioni, consentono di estendere la forchetta cronologica fino al IV secolo.

Le analisi antropologiche delle sepolture, a cura della dottoressa Paola Catalano, indicano un’età media compresa tra 20 e 40 anni, con una discreta frequenza di individui più anziani; bassa invece la mortalità infantile.
I maschi sono più rappresentati rispetto alle femmine, per le quali la speranza di vita era inferiore; il campione di popolazione è socialmente medio-basso, caratterizzato da uno stile di vita modesto, ma con condizioni lavorative non eccessivamente usuranti.

Fonte: MiBACT