Porta la data del 15 giugno il decreto legislativo approvato dal Consiglio dei Ministri che permetterà ai sindaci di tutelare le botteghe storiche e la presenza di esercizi commerciali nei siti UNESCO. Si tratta del così detto “decreto SCIA” che riguarda la legge 124/15 sulla Riforma della Pubblica Amministrazione ma che presenta anche una norma che “prevede che i comuni, d’intesa con le Regioni e sentite le Soprintendenze, possano individuare zone aventi particolare valore archeologico, storico, artistico e paesaggistico in cui vietare o subordinare ad autorizzazione l’esercizio di attività commerciali non compatibili con le esigenze di tutela e valorizzazione del patrimonio culturale”, come ha spiegato il ministro Franceschini.
Presto, quindi, molti comuni italiani, i centri storici e i siti patrimonio UNESCO potranno tutelarsi rispetto all’invadenza degli esercizi commerciali ma soprattutto, perseguendo gli obiettivi indicati dall’articolo 52 del Codice dei beni culturali e del paesaggio (D. lgs. 52/2004) – in base al quale i Comuni individuano e promuovono i locali in cui si svolgono attività artigianali e commerciali tradizionali che sono considerate espressione dell’identità culturale – potranno valorizzare le Botteghe Storiche.
Secondo la norma, quindi, i Comuni potranno vietare le attività che possono interferire con il decoro dei monumenti e delle aree interessate da flussi di turisti, richiedendone la delocalizzazione in sede idonea dietro pagamento di un indennizzo.
Adesso la parola sul decreto SCIA passerà al Parlamento ma, una volta approvato e reso operativo, esso restituirà ai primi cittadini le armi che le leggi Bersani prima e Monti poi avevano tolto loro con i due pacchetti pro liberalizzazioni delle scorse legislature. Fino a oggi, per aprire un ristorante o un bar in un immobile a destinazione commerciale bastava ottenere una SCIA (Segnalazione certificata di inizio attività). Il Comune interessato avrebbe potuto pianificare un intervento solo nel caso in cui fossero state violate le norme urbanistiche o edilizie. C’è da dire che dopo l’approvazione del nuovo regolamento UNESCO dello scorso gennaio, aprire minimarket, money transfer, compro-oro, centri massaggi e negozi di bassa qualità è diventato sicuramente più difficile ma, nella realtà dei fatti, con l’accoglimento di un semplice ricorso al TAR gli esercenti interessati dalla limitazione avrebbero potuto ottenere comunque la licenza necessaria all’impianto della propria attività. L’approvazione del decreto SCIA dovrebbe operativamente eliminare questa eventualità e mettere al riparo i siti UNESCO dall’invasione di banchi e negozietti senza privi di storia.
Se un modello analogo era già stato perseguito dalla giunta Nardella del Comune di Firenze, a goderne saranno proprio i centri storici più soggetti al flusso turistico, molti dei quali negli anni passati si erano “attrezzati” con la creazione di un apposito albo delle Botteghe Storiche. Città come Genova, Bologna, Verona, Ferrara, Napoli, Faenza – tanto per citarne alcune – si sono quindi già impegnate affinché fosse riconosciuta la necessità di promuovere e valorizzare quelle attività con un forte radicamento urbano, che costituiscono testimonianza della storia, della cultura, dell’arte e della tradizione imprenditoriale locale e, che, pertanto, appartengono alla storia cittadina, quali esercizi commerciali e pubblici esercizi, botteghe d’arte e degli antichi mestieri, nonché le imprese storiche ultracentenarie, presenti sul territorio.